DDL Concorrenza: "Ce lo chiede l'Europa". Due esempi, nei Porti e nella Sanità
Saputo che
sabato 13 novembre scorso, a Livorno, si sarebbe tenuta una manifestazione con
corteo, contro il carovita e la politica dell'attuale Governo, abbiamo deciso
di partecipare andandoci. Arrivati lì abbiamo incrociato i lavoratori portuali,
così come quelli di GKN in vertenza.
I portuali ci
hanno raccontato delle loro condizioni di lavoro e delle minacce provenienti
dal DDL Concorrenza. Ci siamo ripromessi di aiutarli, facendo conoscere quella
che è la loro quotidianità nel porto di Livorno, qualcosa insomma che fa dire
loro che "non bisogna vivere per lavorare, ma si lavora per vivere".
Passando ad un
altro tema, quello della Sanità, che sappiamo essere l'indice di civiltà di un
Paese e che abbiamo sempre seguito con attenzione, anche in questo caso il DDL
Concorrenza ha la finalità di "rimuovere le barriere" che ostacolassero
una più agile penetrazione dei privati.
Se è vero che
le condizioni del Lavoro e quelle della Sanità segnalano a che punto di
emancipazione e di progresso sia giunto un Paese, crediamo opportuno trattare
questi due importanti argomenti di cui si occupa il DDL Concorrenza.
Due argomenti
che stanno nel tratto distintivo de La Casa Rossa Milano.
Ne parleremo in collegamento con:
FRANCESCO TANI,
Rappresentanza Sindacale Aziendale, Terminal Lorenzini Porto di Livorno
SIMONE
GHISLANDI, Professore di Economia Pubblica ed Economia Sanitaria
Evento in presenza presso La Casa Rossa con rispetto delle norme anti-Covid di distanziamento (venire con Green Pass rafforzato), sabato 11 dicembre 2021 dalle ore 18.30, in via Monte Lungo 2 a Milano (MM1 Turro).
Visto che i posti sono limitati, la partecipazione è con prenotazione al cellulare 353-4351278 o per e-mail a lacasarossamilano@gmail.com
L'iniziativa sarà anche trasmessa in diretta streaming sulla pagina Facebook "La Casa Rossa": www.facebook.com/lacasa.rossa.3/
Seguirà cena popolare di sottoscrizione alle ore 20.30. I posti sono limitati, per cui è bene prenotare entro giovedì 9 dicembre.
EVENTO FB: https://www.facebook.com/events/985019972367639/
Gkn, il caso del premio al legale della multinazionale (e della Lega) finisce sul tavolo dell’Ordine degli avvocati
Il quale, ricordano La Stampa e Repubblica, è un consulente della Lega Nord scelto personalmente da Matteo Salvini e pure docente alla Scuola di formazione politica del Carroccio dove il 6 novembre ha tenuto una sessione su “I limiti della metamorfosi del lavoro. Dal contratto collettivo allo Smart working”.
Risale invece al 2015 la chiamata del giuslavorista a “far parte della commissione tecnica che si occuperà di elaborare una proposta di programma di Governo relativo alla materia del diritto del lavoro e del mercato del lavoro”. Qualche anno dopo Linkiesta lo definiva l’artefice del “successo” con cui la Lega “aveva affossato il decreto sui rider del M5s”. E lui non negava, spiegando che quello del rider “non è un lavoro che può portarti alla pensione e che può essere incasellato nella classica distinzione tra autonomi e subordinati. Se si vogliono mantenere questi lavoretti, non si può aumentare troppo il costo del lavoro”.
Quanto al Gkn e al premio Top Legal, per il ministro del Lavoro Andrea Orlando “dobbiamo riflettere su una società in cui diventa una medaglia avere assistito una multinazionale nel licenziamento in tronco di lavoratori”. Nell’attesa, l’ex presidente dell’Ordine degli avvocati di Firenze, Sergio Paparo ha sollecitato l’intervento deontologico dei colleghi di Milano. Il punto, a suo parere, è che l’atteggiamento ostentato da LabLaw nel post su Facebook poi cancellato “squalifica l’intera avvocatura”.
Dal canto suo il fondatore dello studio, nel pomeriggio di sabato ha affidato a un video di tre minuti la sua risposta alle reazioni scatenate dal giubilo del giorno prima per il premio. “Non esiste un premio per i licenziamenti, nessuno ha licenziato, nessuno ha voglia di licenziare, la comunicazione è stata strumentalizzata – è la difesa dell’avvocato -. Fomentare odio è inaccettabile, il mio studio cerca soluzioni per le aziende e anche in questo caso si sta pensando a una soluzione. Sono molto preoccupato per la sicurezza della mia famiglia, dei miei collaboratori e la mia famiglia”.»
Sul quotidiano nazionale il presidio antiviolenza di Milano; sabato 27, ore 14.30, piazza san Babila
«L’anomalia è tutta italiana. Da anni le piazze antiviolenza monopolizzate da un movimento, Non Una di Meno, che fatta salva la canonica lotta contro il femminicidio, propugna strambi obiettivi. Tipo la depenalizzazione dello sfruttamento di prostituzione e la regolarizzazione del cosiddetto “sex work” (alimentando la tratta, come è successo in Germania).
Un (trans)femminismo che sostiene le ragioni dei macrò, ragioni a cui la Corte Costituzionale ha rinnovato il suo “picche” nell’ambito del processo sulle “cene eleganti” a Giampaolo Tarantini, ribadendo che la prostituzione non è mai un atto libero.
Dopo anni di questo andazzo, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne è quindi necessario tornare a ribadire ovvietà rivoluzionarie che Non Una di Meno sembra trascurare. Tipo: la prostituzione è stupro a pagamento. L’utero in affitto è violenza sulle donne e sui bambini. Comprare ovociti da ragazze povere è violenza. Gli ormoni per bloccare la pubertà di bambine-i “non conformi” e avviarli alla transizione -in Italia si fa- sono violenza. I corpi maschili negli sport femminili -senza alcun intervento medico, ha deciso il CIO- sono violenza. Gli uomini nelle carceri femminili -Uk, California, Washington, Canada, ecc- sono violenza.
È violenza chiedere alle donne di rinunciare a dirsi donne e nominarsi “corpi con vagina” (The Lancet) per essere più “inclusive”; considerare l’essere donna una “performance” aperta a tutti; ricorrere alla falsa scienza dell’alienazione parentale o PAS per togliere i figli alle madri nelle cause di affidamento; impedire l’insegnamento alle docenti critiche dell’identità di genere.
Sono alcuni temi della cospicua agenda per il presidio indetto dalla Rete per l’Inviolabilità del Corpo Femminile, che riunisce molti gruppi e associazioni. Sabato 27 novembre, 14.30, San Babila, Milano. E Milano è una piazza che conta.»
Fonte: https://www.facebook.com/marina.terragni/posts/10225360567616455
I compagni e gli amici di Casa Rossa vogliono esprimere il loro plauso alla manifestazione voluta da un femminismo più classico e quindi più rispettoso verso le donne.
Condividiamo l'appello di Marina Terragni. Siamo contenti che le ragioni delle donne tornino a farsi sentire più chiare, senza concessioni ed ambiguità, le quali fino ad oggi hanno contribuito solo ad alimentare una grande confusione sotto il cielo.
Draghi: salvatore della patria o uomo solo al comando di un Paese in svendita?
Discuteremo la politica economica di Draghi, i suoi effetti nefasti che stanno impoverendo i lavoratori e distruggendo istruzione, sanità, stipendi e pensioni. In questo modo è già segnato il declino del Paese, anche attraverso la svendita di quei "pezzi" di settore pubblico che sono rimasti.
Vedremo come si è sviluppata l'Italia nel dopoguerra e come si sia poi abbandonata una strada che aveva portato il nostro Paese fino al 7° posto dei Paesi industrializzati nel mondo. Vedremo anche il modo in cui la Cina ha avuto successo prendendo come modello, per certi versi, proprio l'Italia del dopoguerra.
Ne parleremo in collegamento con:
Guido Salerno Aletta, editorialista di Milano Finanza e Teleborsa
Pasquale Cicalese, economista autore del libro Piano contro Mercato
Evento in presenza presso La Casa Rossa con rispetto delle norme anti-Covid di distanziamento (venire con Green Pass), sabato 6 novembre 2021 dalle ore 18.30, in via Monte Lungo 2 a Milano (MM1 Turro).
Partecipazione con prenotazione al cellulare 353-4351278 o per e-mail a lacasarossamilano@gmail.com
Seguirà cena popolare di sottoscrizione alle ore 20.30. I posti sono limitati per cui è bene prenotare entro giovedì 4 novembre. Alle 23.45 circa, brindisi e torta per ricordare e festeggiare una data che ci è sempre cara: il 7 novembre.
A Milano pochi mangiano in Sala
Per parafrasare qualcuno che esordisce sempre in modo “politicamente corretto” (riferendosi a una qualsivoglia platea) dicendo “do il benvenuto a tutte e tutti”, diremo che il 53% di tutte e tutti non si sono recate/i alle urne. Infatti il “politicamente corretto” condisce ipocritamente quello a cui stiamo assistendo: il “sacco della città”. Questo modo di parlare sta nel campo della superficialità, così come ci sta la cosiddetta “urbanistica tattica”, la quale (secondo Luca Beltrami Gadola) equivale al vecchio adagio latino “panem et circenses”. Questa forma di “educazione” evidenzia soltanto la grande ipocrisia di chi usa il termine “spazi sociali” come il prezzemolo.
Parlando di “sociale” provare per credere: i servizi sociali di Milano sono pressoché totalmente esternalizzati e di difficile raggiungibilità. Si provi a contattare gli uffici e si vedrà come le/gli assistenti sociali non riescano a seguire in modo congruo tutti i casi di coloro ai quali si dovrebbero dedicare. L'organico dei servizi conta ormai su un numero di operatori ridotto al lumicino: assunzioni nisba. Si vada a vedere anche le innovazioni introdotte dal non dimenticato ex assessore Majorino, passato dalla giunta Pisapia alla giunta di Beppe Sala, dal 2019 eletto nel Parlamento europeo. Costui ha lavorato in continuità con l'assessore Mariolina Moioli a cui aveva dato delega la sindaca Moratti. Si nota con chiarezza che neppure nel campo dei servizi sociali vi sia stata una discontinuità con la politica di centro-destra.
Va ricordato che nel 2011, mentre si stava insediando la giunta Pisapia, la dicitura della delega di Majorino non riportava neanche il termine “servizi sociali”: vi erano termini come “politiche sociali” e “cultura del benessere”. Evidentemente se si fosse scritto “servizi sociali” si sarebbe indicato troppo precisamente quei servizi con il loro nome e cognome, i quali invece non hanno ricevuto alcuna attenzione dall'ex assessore Majorino. Costui è ben noto per quella specie di “stati generali” ai quali ha convocato gli operatori del servizio pubblico, unitamente ad associazioni e cooperative. Una delle cose che ha chiarito fin da subito è stata che non si dovesse fare la guerra a Regione Lombardia, non mancando di suscitare qualche perplessità. Vale la pena di ricordare, a tale proposito, che per Regione Lombardia l'assessore che aveva delega alla sanità era il famigerato Giulio Gallera. Non vi è altro da aggiungere.
Per quanto riguarda l'attenzione dedicata a quelli definiti spesso i più deboli, che noi chiameremo in modo più classico i poveri, rimandiamo ad un articolo del mensile Vita il cui titolo è “Mercato Centrale Milano, lo specchio triste di una città che si sta perdendo” [1]. All'interno dell'articolo, dopo la descrizione del Mercato Centrale Milano sorto accanto al sottopasso Mortirolo, quel tunnel che attraversa alle spalle la stazione Centrale, dove dormono senza tetto e immigrati fra le auto che sfrecciano, si dice anche di quanti progetti urbanistici, ben 549, siano stati approvati dal Comune di Milano nel solo primo semestre del 2021. Un numero che supera addirittura quello dei progetti approvati nello stesso periodo del 2019.
Ritornando invece al termine “spazi sociali” vogliamo citare Luca Beltrami Gadola: “Lo spazio sociale più importante non è quello fisico ma quello dell’homo politicus, dove esso esprime e dibatte le sue idee, dove si confronta con gli altri e con chi governa da pari a pari, insomma lo spazio democratico”. Lo spazio democratico, aggiungiamo noi, è da intendersi come quello del Consiglio Comunale, dove i consiglieri rappresentano in aula il voto espresso dagli elettori, il voto popolare. Prosegue Beltrami Gadola: “Questo spazio si va restringendo e si governa con il surrogato della falsa partecipazione – una specialità milanese – anche qui panem et circenses ma soprattutto circenses: ecco una negazione della democrazia antifascista”.
In questa negazione stanno anche il disinteresse e la finzione di Sala. Costui ha definito spesso Milano come “città dell’accoglienza”, non dicendo una parola sul caporalato che si esercitava in Uber Eats a Milano, non pensando lontanamente, a tale proposito, di far costituire il Comune di Milano come parte civile nella causa che dovrebbe avere la sua prossima udienza il 18 ottobre 2021. Stessa cosa per gli operai della MM4, i quali venivano pagati 5,37 euro lordi all’ora, mentre il Comune versava per loro al consorzio MM4 ben 17 euro come paga oraria [2]: hanno qualcosa da dirci a tale proposito l’ex assessore alla Mobilità e Lavori Pubblici Granelli e il sindaco Sala? Essere antifascisti significa anche avere cura e attenzione per i lavoratori.
Nella stessa logica, quella che fa dire a un uomo definito “il re del mattone” (ma in altri tempi si sarebbe detto palazzinaro) come Manfredi Catella: “Milano ha avuto una visione. Merito di un sindaco, Gabriele Albertini, che ha identificato nella rigenerazione urbana una risorsa”. Aggiunge inoltre Catella: “Poi, altre tre amministrazioni di diverso orientamento politico tra di loro, hanno agito in continuità”.
Giornalisti della nostra stampa dinanzi al tema del lavoro
Breda: omertà, lotta, solidarietà operaia, repressione
«La nostra lotta contro i morti sul lavoro e di lavoro, a sostegno delle
vittime dell’amianto e delle sostanze cancerogene, per la ricerca della verità
sulle cause delle malattie e della morte di tanti nostri compagni di lavoro, ha
dato e da fastidio a molti. In questi anni molteplici sono stati i tentati di
criminalizzarci. Un muro di complicità e omertà ha unito per lungo tempo padroni,
governi, istituzioni, partiti e sindacati.
Dal 1996 al 2000, dopo le prime denunce alla Procura di Monza e Milano le
minacce verbali e le telefonate anonime, a tutte le ore della notte, contro i
membri più in vista del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di
Lavoro e nel Territorio (Giambattista Tagarelli, Giuseppe Gobbo, Michele
Michelino e altri ancora) sono state continue, nel tentativo di spaventarci e
farci desistere dalla lotta.
In quel periodo 20 processi furono archiviati perché il fatto che la fabbrica -
la Breda Fucine – fosse divisa al suo interno da una strada privata che faceva
da confine tra il comune di Sesto (sotto la procura di Monza) e quello di
Milano - generava continui conflitti di competenza alimentati dai dirigenti che
giocavano sulla competenza dei tribunali, aspettando la prescrizione.
Nel mese di febbraio del 1999 la lotta per far emergere la verità sui morti per
amianto alla Breda di Sesto comincia a incrinare il granitico muro dell’omertà
e dell’indifferenza delle istituzioni e si scontra anche con la stampa, che
continua a negare la strage operata dall’amianto.
Significativa è la posizione assunta dal noto giornalista Vittorio Feltri che,
in un articolo ripreso da vari organi di stampa fra cui il Giornale di Sesto,
nega che alla Breda ci siano stati morti per amianto, deridendo il contenuto
della lapide posta dai compagni di lavoro dei morti in loro ricordo. I
lavoratori e le vittime rispondono con una lettera indirizzata agli interessati
e per conoscenza ad organi di stampa:
Al Direttore del “Giornale di Sesto” sig. Stefano Gallizzi; e per conoscenza ai
direttori di: Il Borghese – La Repubblica – Il Giorno – Il Diario di Sesto la
Città di Cinisello B.- Radio Popolare – IL Manifesto – Liberazione.
Egregio Sig. Stefano Gallizzi, Abbiamo
letto sulla prima pagina del suo giornale che “il noto giornalista Vittorio
Feltri, ex direttore de IL GIORNALE e attuale responsabile del BORGHESE,
scrivendo al quotidiano politico IL FOGLIO ha espresso un commento” – per noi inaccettabile
– sulla targa che ricorda i morti di tumore da amianto e altre sostanze nocive
posta in via Carducci dai lavoratori della ex Breda a ricordo dei loro
compagni.
Feltri non sa che quella lapide e il monumento sovrastante hanno due storie
nettamente distinte, e li unisce in due giudizi categorici: il monumento (che a
noi proprio non interessa, perché è stato costruito – non certo da noi –
assieme ai nuovi palazzi di quell’area) è “abbastanza brutto per non essere
notato, mentre riguarda ai caduti per lo sfruttamento capitalista..... i loro
nomi non compaiono ….. perché qualcuno li sta ancora cercando”: così Lei
riassume i giudizi di Feltri, concordando in pieno con lui; e accodandosi alla
di lui totale ignoranza della storia di quella targa, che noi del “Comitato per
la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio” abbiamo voluto
deporre al bordo dell’area ex Breda alla vigilia del 25 aprile di due anni fa.
Per correggere la vostra (di Feltri e Sua, sig. Direttore) disinformazione,
vogliamo farvi sapere che a tutt’oggi i morti accertati di tumore, solo alla
Breda di Sesto, sono 34; è vero , “ancora li stiamo cercando” (l’unica cosa
giusta che dice Feltri!), perché probabilmente ce ne sono stati molti altri, ma
l’omertà da parte di padroni, politici, sindacalisti e anche giornalisti non
aiuta certo la nostra ricerca.
Per esempio, noi abbiamo atteso invano di leggere sui giornali – compresi i
vostri , ovviamente – la notizia che da oltre due anni 17 cause sono state
depositate alla magistratura di Milano e di Monza per accertare la
responsabilità di queste morti. Sappiamo bene che ciò che vi indispone – Lei e
il sig. Feltri – non è la bellezza o la bruttezza del monumento di via
Carducci, ma – come Lei sembra candidamente affermare sul Giornale di Sesto del
26 febbraio 1999 – proprio il fatto che li sotto ci sia quella targa; e infatti
Lei dichiara “incredibile che nel 1997, a soli tre anni dal Duemila, qualcuno
abbia avuto il coraggio di far esporre una lapide con certi contenuti”
Signor Direttore, quella lapide l’abbiamo voluta, l’abbiamo fatta scrivere,
l’abbiamo pagata, l’abbiamo installata noi: no, non è questione di “coraggio”,
Signor Direttore; noi siamo semplicemente degli onesti lavoratori ex Breda,
compagni di lavoro di quei morti, noi e loro abbiamo lavorato assieme per anni
in Fonderia, in Forgia, alle Aste ed in altri reparti mattatoio in mezzo a
fumi, polveri e sostanze nocive di ogni tipo, e siccome aspiratori e altri
sistemi di sicurezza costavano troppo al “capitale” (e ce la lasci dire questa
parola!) a loro è toccato di morire, ad alcuni di noi di ammalarsi gravemente,
ed altri in futuro … chi lo sa?
Purtroppo, a questo punto non possiamo dire che anche i signori Gallizzi e
Feltri siano degli onesti lavoratori: se no, il loro mestiere di giornalisti
l’avrebbero fatto meglio: in questo caso, almeno, informandosi bene.
Voi che siete giornalisti “alle soglia del Duemila”, dovreste sapere anche che
Sesto San Giovanni era una delle città più inquinate d’Europa, fino a quando i
42 mila posti di lavoro delle sue grandi fabbriche non sono stati eliminati;
con quali conseguenze per i lavoratori interessati non è il caso qui neppure di
accennarlo.
Come dovreste sapere anche che già dal 1978 lo SMAL(Servizio di Medicina Preventiva
per gli Ambienti di Lavoro) di Sesto denunciava in un rapporto inviato
all’Assessorato alla Sanità, all’Ufficiale Sanitario, all’Ispettorato del
Lavoro – ve ne mandiamo una copia – la pericolosità delle lavorazioni
effettuate nei reparti della Breda; lavorazioni che, oltre agli operai,
avvelenavano tutta la popolazione. Ma anche questa notizia voi giornalisti
avete contribuito a tenere nascosta.
Per vostra informazione, aggiungiamo due notizia più recenti:
Il P.M dott. Aprile, giudice che conduce l’inchiesta sule denunce presentate
dai famigliari dei morti, ci ha poche settimane fa confermato di aver iscritto
nel registro degli indagati sei ex dirigenti Breda; e di prevedere di chiudere
le indagini entro il mese di ottobre 1999, per aprire successivamente il
relativo processo.
Anche se a voi
sembrerà “francamente incredibile” siamo stati invitati ed abbiamo partecipato
alla Conferenza Nazionale sull’amianto per parlare del “caso Breda”; conferenza
che si è tenuta a Roma proprio in questi ultimi giorni, organizzata dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Concludiamo, comunicando anche a voi che noi siamo determinati ad ottenere
giustizia e verità: per essendo coscienti di andare contro interessi economici
giganteschi, perché la nostra battaglia è contro una società che mette il
profitto prima degli esseri umani, noi non ci arrendiamo. Per noi è più che mai
valido il contenuto della “nostra targa”, che qui riprendiamo, aggiungendovi
l’elenco dei 34 cognomi dei “nostri” morti. “A PERENNE RICORDO DI TUTTI I
LAVORATORI MORTI A CAUSA DELLO SFRUTTAMENTO CAPITALISTA ORA E SEMPRE
RESITENZA”.
Barichello,
Camporeale, Capobianco, Cattan, Cenci, Cerni, Crippa C, Crippa G, Damiani,
Daraio, Fabbri, Farina, Franceschini, Fretta, Froisio, Gambirasio, Lazzari,
Maggioni,, Mangione, Martini, Megna, Morano, Pettenon, Ratti, Rella, Rivolta,
Soldo, Spagna, Tortoriello, Trentin, Tricarico, Ventrella, Vignola, Zanetti.
Alcuni dei 200 soci del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di
Lavoro e nel Territorio c/o Centro di Iniziativa Proletaria, via Magenta 88 –
Sesto San Giovanni (02.26224099)
Seguono le firme:
Michele Michelino (ex operaio Breda Fucine, presidente del Comitato), Silvestro
Capelli (ex operaio Breda Fucine, malato di tumore), Giuseppe Gobbo (ex operaio
Breda Fucine, malato di tumore), Giambattista Tagarelli (ex operaio Breda
Fucine, oggi operaio Breda Energia, malato di tumore), Giuseppe Mastrandrea (ex
operaio Breda Fucine, malato di tumore), Ornella Mangione (figlia di Giancarlo,
ex operaio Breda, morto per mesotelioma), Luigia Zanovello (vedova di Luigi
Cattan, ex operaio Breda, morto per mesotelioma), Marco Megna (ex operaio
Breda, figlio di Biagio Megna, ex operaio Breda morto per tumore), Luigi
Consonni (ex operaio Breda), Massimo Leoni (ex operaio Breda Fucine) Pochi mesi
dopo, il 3 giugno 1999, anche Giambattista Tagarelli - uno dei fondatori del
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio –
muore, ucciso dall’amianto e dai dirigenti Breda.
NOTA. A oggi sono più di 150 i
lavoratori uccisi dall'amianto e dal profitto.
Dal libro: AMIANTO MORTI DI “PROGRESSO”
La lotta per la difesa della salute nelle fabbriche e nel territorio attraverso
le testimonianze degli operai, i documenti e gli atti processuali del Comitato
per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
https://www.resistenze.org/sito/ma/di/sc/mdscjd18-021455.htm »
Fonte:
https://www.facebook.com/michele.michelino.790/posts/553984239060348
Fabrizio Chiodo raccontato ai bambini
"C'era una volta un giovane scienziato ricercatore che si chiamava Fabrizio Chiodo; fin da piccolo è cresciuto con una certa visione del mondo. Infatti era un bimbo che non amava le ingiustizie né le disuguaglianze. E studiava, studiava, studiava. Un bel giorno è comparso in televisione, così tutti hanno saputo che offre il suo aiuto anche in una piccola isola che si chiama Cuba. Un piccolo Paese che ha saputo aiutarci, quando in tanti morivano da noi, per una malattia che colpiva soprattutto papà, mamme, nonne e nonni."
A mio figlio, che mi chiedeva dove si trovasse Cuba spiegai che è un'isola dei Caraibi, a circa 160 chilometri dalle coste della Florida, un po' come la distanza fra Milano e Genova. Ho anche detto al mio bimbo che la Florida fa parte degli Stati Uniti d'America e ho dovuto aggiungere che gli USA sono nemici di Cuba, per cui fanno mancare persino le siringhe, i respiratori, i quaderni per gli studenti oppure i giocattoli per i bimbi. Gli ho raccontato che "gli Stati Uniti arrivano a voler impedire che Cuba possa vendere e comprare liberamente ciò che le serve dagli altri Paesi".
A questo punto il piccolo mi ha chiesto: "gli Stati Uniti così grandi e forti vogliono vincere in questo modo?". Mi sono quindi impegnato in una lunga spiegazione, alla fine della quale il bimbo, poiché la fiaba riguardava Fabrizio Chiodo, mi ha espresso la sua convinzione dicendomi che Chiodo per lui è bravo. Alla mia richiesta del perché lo fosse, ha aggiunto: "perché è contro i prepotenti".
Gianni Rodari affermava che "nel Paese della bugia la verità è una malattia". Poiché con la guerra la prima a morire è la verità, mentre quella che rimane è la propaganda, devo dire che ho fatto bene a raccontare questa fiaba al mio bambino, per l'aiuto che Fabrizio Chiodo reca a Cuba.
Un genitore che si sforza di essere didattico-pedagogico,
agosto 2021
«Quando si conosce la storia in prima persona, ma si legge la testimonianza di un giovane esperto come il collaboratore dell'Istituto Finlay, Fabrizio Chiodo, si rinnova il sentimento di autostima nazionale. Consiglio di leggerlo.»
Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba
27 agosto 2021
A questo link
troverete la traduzione dell'articolo segnalato dal Presidente Miguel
Díaz-Canel. Trattandosi di una traduzione automatica compariranno imperfezioni
nel testo, che tuttavia non ne esce stravolto nel significato:
https://translate.google.com/translate?hl=it&sl=es&u=http%3A%2F%2Fwww.cubadebate.cu%2Fespeciales%2F2021%2F08%2F26%2Ffabrizio-vamos-a-ir-por-la-vacuna%2F&prev=search&pto=aue
il Ponte Morandi, il ministro Cartabia, la “sinistra”, il Comitato Parenti Vittime Ponte Morandi
Conseguentemente si sarebbe dovuta esprimere su come si sia potuti arrivare al punto in cui siamo giunti nel corso di decenni, nei quali Autostrade per l’Italia (che in seguito indicheremo come ASPI) si è dedicata esclusivamente al proprio tornaconto economico, assegnando dividendi che sono giunti a toccare un rendimento del 10% annuo, uno dei rendimenti più alti in assoluto. Cartabia a Genova non ha risparmiato le rassicurazioni al Comitato delle vittime del Morandi, promettendo che la giustizia farà il suo corso, nonostante vengano diffuse voci allarmanti quanto infondate circa il rischio di improcedibilità contenuto all'interno della sua Riforma. Viene in mente quando vogliono convincerti di qualcosa e tu, bambino, diffidi perché temi il peggio. E qui non si può non vedere come l’insieme della Magistratura sia fortemente contrario alla cosiddetta Riforma Cartabia, la quale andrà in discussione in Senato dopo la pausa estiva.
Cosa ha combinato la “sinistra”? Una radio che nella sua “Dichiarazione d’intenti” si definisce “indipendente”, al servizio della comunità, rifiutando di essere “megafono di chicchessia”, ha saputo essere così “democratica” e paladina dello Stato di Diritto da scagliarsi contro i "populisti", contro coloro che insomma, dopo la strage del Ponte Morandi (perché di questo si tratta anche se è un termine che non ricorre mai nei media), richiedevano a gran voce il ritiro della concessione autostradale al signor Benetton. Le condanne devono ancora arrivare, indubbiamente una strage c’è stata. La denuncia proveniente dalla radio era rivolta ai “populisti”, i quali invocando le condanne oltre al ritiro della concessione stavano contribuendo alla morte dello “Stato di Diritto”.
Siamo propensi a credere che il redattore della radio considerata di “sinistra”, “meticcia”, “equa e solidale” ed indipendentissima, non abbia avuto modo di parlare con Egle Possetti , Presidente del Comitato Parenti Vittime Ponte Morandi, così come non deve aver parlato con l’associazione “Quelli del ponte Morandi” (circa 600 ex sfollati di via Fillak). Se l’avesse fatto probabilmente sarebbe stato un bene, beninteso non sotto il profilo etico ma sotto quello giornalistico. Non è da escludere che un incontro del redattore con l’associazione “Quelli del ponte Morandi” avrebbe potuto indurlo a maggior equilibrio e dunque a maggior cautela. Di seguito ci riallacceremo al discorso di Egle Possetti , Presidente del Comitato Parenti Vittime Ponte Morandi.
Anche la signora Paola De Micheli, che al tempo del governo Conte II era ministro delle infrastrutture e dei trasporti, farebbe parte della cosiddetta “sinistra”. Ricordiamo ancora l’allarme che suscitò, nel luglio del 2020, sventolando un parere dell’Avvocatura dello Stato che preconizzava sfracelli se il Governo in cui stava, il quale proprio in quei giorni era impegnato nella negoziazione tesa a sottrarre la concessione autostradale ai Benetton, avesse proceduto al ritiro della concessione suddetta. La De Micheli estrasse dal cilindro una lettera dell’Avvocatura dello Stato, la quale sosteneva come ASPI avrebbe potuto richiedere allo Stato un indennizzo superiore ai 20 miliardi di euro: non fece bella figura. Oggi, nel 2021, sappiamo che Benetton ha avuto poco meno di 9 miliardi dallo Stato. Il parere dell’Avvocatura risaliva al febbraio 2020, l’estrazione della lettera dal cilindro avviene a metà luglio 2020, ben 5 mesi dopo, proprio nei giorni più critici della trattativa.
Diverso il discorso per il Comitato Parenti Vittime Ponte Morandi: nel discorso di Egle Possetti [1], Presidente del Comitato, vi è il dolore di chi ha perso una sorella, il cognato e i due nipoti. Egle Possetti descrive in modo non retorico ma molto sentito ed efficace quello che dovrebbe essere il vero ruolo dello Stato. Un ruolo severo, perché deve tutelare la “collettività” (è il termine da lei usato) da quella che viene da lei definita “vergogna”. Sostiene infatti che il contratto di concessione delle autostrade è da considerare nullo, forse è per questo che per lungo tempo quelle carte sono state tenute secretate. Definisce inoltre le pretese di ASPI “avide”, “prepotenti” e “presuntuose”. Secondo Egle Possetti se lo Stato non inviasse segnali forti ai suoi cittadini e non riuscisse a mettere nell’angolo ASPI, non risulterebbe credibile né educativo per i cittadini. Molto altro vi è nel suo discorso, tanto da sperare che il redattore della radio di “sinistra” di cui abbiamo parlato possa ascoltarlo. Se lo facesse rinverrebbe le ragioni che dovrebbero animare un giornalista “indipendente” per davvero.
Le concessioni autostradali, così come le ferrovie e altro ancora, sono da annoverare tra quelle “Alture Strategiche” delle quali lo Stato deve avere il controllo ed è tra i punti da definirsi irrinunciabili per uno Stato rivolto al progresso. Al contrario, e questa tragedia lo dimostra con chiarezza, si generano oligarchie prepotenti, avide e presuntuose, che sono contro il preminente interesse generale. E' questo un grande punto di programma politico da adottare risolutamente, difendendolo conseguentemente, spingendo in avanti fino al suo ottenimento.
In questa vicenda stanno una grande tragedia ed una politica di governo di fronte alle quali la cosiddetta “sinistra”, in tanti e tanti anni, è rimasta silenziosa rivelandosene complice.
La Casa Rossa, 16 agosto 2021
[1] Il discorso di Egle Possetti, Genova 14 agosto 2021
Il ricercatore del CNR Fabrizio Chiodo, Cuba e i vaccini
Qui di seguito un breve estratto dell'iniziativa promossa da Casa Rossa, tenutasi il 31 gennaio 2021, nella quale si sono trattati temi tutt'oggi molto dibattuti sul Covid-19 e le sue varianti.
Solidarietà concreta in sostegno a Cuba
Cari amici e compagni, stiamo partecipando alla raccolta delle donazioni organizzata dall'Agenzia per l'Interscambio Culturale ed Economico con Cuba (AICEC) e dal Coordinamento Nazionale dei Cubani Residenti in Italia (CONACI) per la "Lucha contro la COVID".
Come sapete Washington, in modo criminale e disumano, sta provando a strangolare definitivamente la nostra Cuba, attraverso il bloqueo al quale mesi fa Donald Trump ha aggiunto ben 243 misure restrittive ulteriori; al tempo stesso la nuova amministrazione Biden tenta di sfruttare questa difficilissima situazione in cui ha messo Cuba per finanziare e fomentare una nuova "rivoluzione colorata".
Ci rivolgiamo quindi a voi, poiché vogliate esprimere una solidarietà concreta contro le intenzioni di Washington che assedia il popolo cubano. Così come il popolo cubano ha manifestato nell'isola a sostegno del proprio governo, anche noi possiamo dargli un segno tangibile di vicinanza e appoggio.
Nel corso degli anni abbiamo visto i cubani, attraverso la brigata Henry Reeve, recarsi in Africa per combattere l'ebola, così come venire da noi in quel di Crema per mettere la loro conoscenza a nostra disposizione, in uno dei momenti più bui della nostra storia, visto che noi non avevamo familiarità con vere epidemie.
Per sostenere Cuba in questo difficile periodo diamo indicazione di effettuare un bonifico presso l'IBAN di AICEC che è il seguente:
Associazione AICEC
Causale: Donazione da Casa Rossa per "Lucha contro la COVID"
Iban: IT55U0200801104000106191267
Banca: UniCredit banca
Per chi volesse invece fare in altro modo lasciamo questo numero di cellulare: 338-1208325 (Marcello)
Per vostra maggiore conoscenza di seguito il link in cui trovare ulteriori informazioni: https://www.sanogiustosolidale.it
Il presidente di Cuba respinge l'assedio mediatico contro il governo
TRADUZIONE A CURA DEL COMITATO CONTRO LA GUERRA MILANO
Fonte: https://www.telesurtv.net/news/cuba-presidente-acusa-eeuu-bloqueo-20210712-0011.html
L'Unione Europea e la tutela dei minori
L'inganno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: è uguale o peggiorativo rispetto al MES
La spinosa questione sull'accettare o meno i trasferimenti dell'Unione Europea provenienti attraverso il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), questione dibattuta per mesi e mesi nel nostro Paese, a causa delle condizionalità che ne avrebbero consentito l'erogazione, è superata.
Il giornalista Luca Speciale del TG LA7, che vedete qui, ce lo spiega bene. Come ormai è ben noto e come vedremo nelle prossime settimane, il nostro Paese si dovrà affrettare a varare una serie di riforme a ritmi forsennati.
E tutto questo avviene sotto l'esplicita minaccia della rimessa in discussione del trasferimento di quei fondi denominati Next Generation EU; in buona sostanza quei soldi, con i quali si dovrebbe attuare il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) attraverso il quale il nostro Paese si dirigerebbe verso un nuovo "rinascimento", non verrebbero più trasferiti all'Italia nel caso in cui non varasse le riforme "richieste" dall'Unione Europea.
Come si vede, si è fatto un gran dibattito sul MES e sulle condizioni che imponeva al nostro Paese per poi subire supinamente tutte le imposizioni dell'Unione Europea. Un prestito, quello per attuare il PNRR, che naturalmente andrà restituito, un prestito che ci obbligherà, dietro una cortina fumogena fatta di parole come "giovani", "donne", "sostenibilità", "transizione ecologica", a varare quelle "riforme strutturali" di cui sentiremo parlare nei prossimi mesi; "riforme" che avvieranno un nuovo arretramento per il nostro Paese, a dispetto di quello che ci raccontano, infatti la stessa velocità con cui occorre scriverle dice chiaramente quanto questa "operazione" assomigli maledettamente ad un "furto con destrezza".
Si capisce bene come da tutto questo non trarranno giovamento proprio i lavoratori. Nel nostro Paese non c'è nessuno che sieda oggi in Parlamento a difesa dei lavoratori.
Proprio per questo il governo Ursula-Draghi sta procedendo a ritmo spedito. Sul MES abbiamo udito molto rumore per nulla, infatti sul Recovery Plan - PNRR alzi la mano chi ha percepito la presenza dell'opposizione. Questo il quadro attuale.
Poiché sappiamo che la Storia non è sempre matrigna, talvolta infatti diviene benevola, vale la pena di ricordarci che anche noi possiamo contribuire a scriverla...
La Casa Rossa, 10 luglio 2021
Fonti: TG LA7, edizioni delle ore 13.30 dell'8 luglio e 9 luglio 2021
Summit tra il PCC e i partiti politici mondiali
Al Summit tra PCC e partiti politici mondiali Xi Jinping pronuncia il discorso “Rafforzare la cooperazione tra i partiti politici per la felicità del popolo”
Il 6 luglio a Beijing, il segretario generale del Comitato Centrale del PCC e capo di Stato cinese, Xi Jinping, ha partecipato in collegamento video al Summit tra il PCC e i partiti politici mondiali, pronunciando un importante discorso intitolato “Rafforzare la cooperazione tra i partiti politici per la felicità del popolo ”. Nel suo discorso, Xi Jinping ha sottolineato che in quanto importanti forze per il progresso dell'umanità, i partiti politici dovrebbero stabilire la giusta direzione e assumersi la responsabilità storica di cercare la felicità per le persone e il progresso per l'umanità. Il Partito Comunista Cinese intende, assieme ai partiti politici dei vari i paesi, impegnarsi congiuntamente per poter essere un fermo costruttore della pace mondiale, un contributore allo sviluppo globale e un difensore dell'ordine internazionale.
Xi Jinping ha inoltre sottolineato che al giorno d’oggi la società umana si trova ancora una volta a un crocevia storico e deve decidere dove andare. Di fronte alle sfide comuni, l'umanità ha una sola via d’uscita, quella degli sforzi congiunti per affrontarle e della convivenza in armonia. In quanto importanti forze per il progresso dell'umanità, i partiti politici dovrebbero stabilire la giusta direzione e assumersi responsabilità storiche.
In primo luogo, c’è bisogno di promuovere una maggiore coordinazione e cooperazione tra i paesi, unire gli interessi del popolo del proprio paese con quelli dei popoli del mondo e avanzare verso la costruzione di una comunità umana dal futuro condiviso.
In secondo luogo, c’è bisogno di sostenere e promuovere i valori comuni di pace, sviluppo, equità, giustizia, democrazia e libertà per tutta l'umanità. Con un alto grado di responsabilità per il futuro e il destino dell'umanità, si devono comprendere con mente aperta le diverse concezioni dei valori da parte delle diverse civiltà, rispettando l'esplorazione dei percorsi per la loro realizzazione da parte dei diversi popoli del mondo, e mettere in pratica i valori comuni di tutta l'umanità in modo concreto e realistico nella realizzazione degli interessi del popolo del proprio paese.
In terzo luogo, ci si deve assumere la responsabilità di promuovere lo sviluppo in modo che i suoi frutti beneficino tutti i popoli in modo maggiore e più equo.
Quarto, è necessario assumersi la responsabilità di rafforzare la cooperazione e unire le mani per affrontare i rischi e le sfide globali.
Quinto, bisogna assumersi la responsabilità di migliorare la governance e migliorare continuamente la nostra capacità di lavorare per il benessere della nostra gente.
Fonte: http://italian.cri.cn/notizie/
Aggressione ai lavoratori Fedex-TNT - TG LA7 del 11 giugno 2021
Talvolta
Mentana ci sorprende. Qui con l'aggressione ai lavoratori Fedex-TNT. Ecco un
servizio di LA7 che ci racconta fino a che punto sta procedendo l'arretramento
che sta colpendo i lavoratori del settore logistico. Tra le domande ben poste
da Mentana ne manca una che riteniamo importante.
Premesso che
cose di questo genere accadono abbastanza spesso in questo periodo, in questo
caso si ha l'impressione di avere viaggiato a ritroso nel tempo fino ai primi
anni del 1920. In quegli anni infatti è ben noto come i padroni di azienda,
quelli che oggi vengono definiti imprenditori, erano culo e camicia con i
fascisti; i quali alla bisogna intervenivano per insegnare ai lavoratori a
comportarsi bene e a non essere troppo rivendicativi.
Fatta questa
premessa che è già piuttosto preoccupante, viene anche da chiedersi dove sia la
sinistra che conosce bene le note di Bella Ciao, quella sinistra all'aspartame,
molto dolce e che fa male, da ZTL, ammantata di accoglientismo, di migrantismo,
quella sinistra insomma che parrebbe avere a cuore il destino dei migranti. A
quella sinistra cosa dice il lavoratore egiziano che parla delle guardie
intente nell'aggressione di coloro il cui striscione ha un titolo bellissimo
"Comitato per il lavoro e la libertà"? Per loro è importante il
lavoro, il quale risulta intimamente connesso alla libertà.
Quella sinistra
lì non ha picchiato ancora un colpo, forse che il salto da migrante a
lavoratore complichi troppo le cose per potere pronunciarsi?
Comunicato di
Casa Rossa, 13 giugno 2021
Fonte: TG LA7,
edizione delle ore 20.00 del 11-06-2021
A proposito dell'Unione Europea
Per coloro che sostenevano che i soldi del Recovery Plan fossero erogati senza condizioni la risposta è in questo video. Chissà che anche Mentana non venga arruolato nell'esercito degli euroscettici.
Qui siamo al punto che il programma di governo parrebbe lo abbiano scritto Ursula von der Leyen e la Commissione Europea. Poiché nel nostro Paese c'è un Parlamento eletto dagli italiani e la Costituzione sancisce che la Repubblica Italiana è parlamentare, risulta difficile accettare che la signora von der Leyen e soci dicano ai nostri Deputati e Senatori cosa debbano fare sotto dettatura, con una imposizione che ha tutta l'aria del ricatto.Il sindaco di Crema si schiera con Cuba
Non sorprende che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sia lontano dalle idee che hanno portato il Movimento 5 Stelle ad avere un vasto consenso elettorale nel 2018. Oggi è lontano da quelle idee al punto che il blog di Beppe Grillo lo sconfessa pubblicamente, indubbiamente Grillo è stato miope a suo tempo. Ad ogni modo, oggi, Di Maio si dimostra completamente asservito alle più oltranziste idee atlantiste che Draghi ha portato in dote al nuovo governo. Verrebbe da dire: complimenti!
Il ministro Di Maio vede oggi alzarsi la mano del
Comune di Crema che chiede la parola. Il Comune di Crema, le cui ferite ancora
si devono rimarginare, comunica per bocca del suo Sindaco che non approva
l'operato dell'Italia in sede di Commissione dei Diritti Umani all'ONU di
Ginevra. Dunque un Di Maio lontano dalle sue idee iniziali così come da Crema,
che nei momenti più bui seppe cosa significasse la solidarietà della brigata
medica cubana Henry Reeve.
Pubblichiamo la lettera del Sindaco Stefania Bonaldi,
rivolta a Mario Draghi.
- - -
Dopo un giorno di riflessione, stamane ho mandato
questa lettera al nostro Presidente del Consiglio.
La stima, la riconoscenza e l'affetto per i nostri
Hermanos de Cuba me lo imponevano.
"Caro Presidente del Consiglio
Prof. Mario Draghi,
chi Le scrive è una sindaca di Provincia, che si
spende per una comunità di 35mila persone e che può solo immaginare cosa
significhi governare un Paese di 60milioni di abitanti, a maggior ragione in un
momento così drammatico. Tuttavia, come donna, come madre, come cittadina e,
infine, come sindaca, sento di dovere aggiungere un piccolo peso a quelli che
già incombono sulla sua figura, perché ritengo che il nostro Paese, pochi
giorni fa, abbia violato in modo grave codici di civiltà decisivi, come la
riconoscenza, la lealtà, la memoria, la solidarietà.
Un anno fa la Brigata Henry Reeve, con 52 medici ed
infermieri cubani, è arrivata in soccorso della mia città, Crema, della mia
gente, del nostro Ospedale, aggrediti e quasi piegati dalla prima ondata
pandemica.
I sanitari cubani si sono presentati in una notte di
marzo dalle temperature rigidissime, in maniche di camicia, infreddoliti ma
dignitosi. Avevano attraversato l'Oceano per condividere un dramma che allora
ci appariva quasi senza rimedio e le giornate si consumavano in un clima di
morte. Anche oggi è così, ma dodici mesi fa il nemico era oscuro e sembrava
onnipotente, la scienza non aveva ancora trovato le contromisure. Oggi vediamo
la luce, allora eravamo in un racconto dall’esito incerto.
In una sola notte, grazie alla solidarietà dei
cremaschi e delle cremasche, li abbiamo vestiti ed equipaggiati. Da quel
momento e per oltre due mesi si sono sigillati in un Ospedale da campo, montato
di fianco al nostro ospedale, gomito a gomito coi nostri sanitari, per prestare
cure e supporto alla popolazione colpita dal virus, generando una risposta di
coraggio nelle persone, che in quei mesi si è rivelata decisiva. È stato quello
il primo vaccino per noi cremaschi!
E non appena la pressione sull'ospedale è diminuita,
gli stessi amici cubani si sono immediatamente convertiti all’intervento sul
territorio. La medicina a Cuba si fa casa per casa, una dimensione che noi
abbiamo coltivato poco, e le debolezze di questa scelta le abbiamo misurate
tutte, durante la pandemia, attraversando strade ostili e non presidiate.
È bastato il suggerimento della Associazione
Italia-Cuba al Ministro Roberto Speranza, perché partisse una richiesta di aiuto, e lo Stato
di Cuba, in una manciata di giorni, il 21 marzo del 2020, rispondeva inviando a
Crema 52 operatori sanitari, mentre altri 39 sarebbero arrivati il 13 aprile
successivo a Torino, per svolgere la stessa missione umanitaria, riscrivendo la
parola solidarietà nelle vite di molti italiani, abbattendo ogni barriera e
depositando un lascito civile e pedagogico, per le nostre comunità ed i nostri
figli. Solo allora abbiamo capito che il virus avrebbe perso la sua battaglia,
e ancora oggi viviamo di quella rendita, per questo abbiamo meno paura.
Mi rendo conto che esistono “equilibri” internazionali
e che vi sono tradizionali posizioni
"atlantiste" del nostro Paese, ma quando ci si imbatte nello spirito
umanitario dei cubani “situati”, che
come ognuno di noi ambiscono a una vita migliore, quando, superati i muri
ideologici, ci si trova di fronte ad un altro segmento di umanità, capace di
guadagnarsi la gratitudine e la riconoscenza di tanti italiani, si finisce per
trovare inqualificabile la posizione assunta dal nostro Paese in seno al
Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, laddove era in discussione una
risoluzione che condannava l'impatto sui diritti umani di sanzioni economiche
unilaterali ad alcuni stati, fra cui appunto Cuba.
"La nostra Patria è l'umanità", con queste
parole ci avevano salutato i nostri Hermanos de Cuba arrivando a Crema ed io le
chiedo, caro Presidente, qual è la nostra, di Patria, se l'opportunismo e la
realpolitik ci impediscono di rispondere in termini di reciprocità ai benefici
ricevuti ed alla solidarietà che un Popolo assai più umile, più povero e con
molti meno mezzi del nostro, ma ricco di dignità, umanità ed orgoglio, ci ha
donato in uno dei momenti più drammatici della nostra storia repubblicana.
Questa presa di posizione dei nostri rappresentanti
alle Nazioni Unite, peraltro su un atto dalla forte valenza simbolica, doveva
essere diversa, perché era necessario rispondere con maturità politica a
un’azione gratuita e generosa, che aveva salvato vite vere di italiani in carne
ossa. Mi domando che senso pedagogico e politico possa avere invece avuto il
nostro voto contrario. Non è così che si favorisce il cambiamento delle
relazioni, persino di quelle internazionali.
Era l’occasione giusta per reagire con un atto di
lungimiranza, capace di spezzare posizioni cristallizzate, vecchie di oltre
mezzo secolo, proprio per dimostrare il desiderio di affratellarsi con tutte le
genti, in un Pianeta in cui i confini e le ideologie appaiono ogni giorno più
lontani dallo spirito delle nuove generazioni.
Chiedo a lei, signor Presidente, di fare giungere un
positivo gesto istituzionale e un grazie ai nostri fratelli cubani, un atto
che, dopo l’improvvida presa di posizione, li rassicuri sul nostro affetto e la
nostra vicinanza, che apra la strada a un consolidamento dell’amicizia e che
permetta alla democrazia di guadagnarsi una possibilità.
Con stima,
Stefania Bonaldi
Sindaca di Crema"
#HermanosDeCuba
#CremaCuba
#BrigataHenryReeve
Fonte:
https://www.facebook.com/bonaldistefania/posts/4146399978730644
Cantare alla Patria, non contro di lei
Granma - 18 febbraio 2021
Da "La Bayamesa" di Céspedes, Castillo e Fornaris scritta nel 1851, fino a "Me dicen Cuba", in cui Alexander Abreu inserì, nel mezzo del suono mozzafiato, le note dell’"Himno de Bayamo", la Patria è stata cantata una, dieci, mille volte, nelle sue essenze più limpide e profonde. Perché un popolo con la musica nell’anima esprime il suo senso di appartenenza con l’arte che maggiormente lo rappresenta.
Il tentativo di corrompere le coscienze ed erodere il consenso, tramite operazioni come quella che da qualche ora ha cominciato a circolare da Miami (e da dove sennò), si schianterà contro questa tradizione che ancora oggi appartiene al nostro popolo.
Non ci sono intenti occulti. Il testo scommette senza sotterfugi sulla restaurazione del capitalismo e sul rovesciamento del potere rivoluzionario. Nel recensirne il lancio, elaborato dagli organi di comunicazione al servizio della sovversione, l’agenzia EFE ha sottolineato questi obiettivi: «la canzone è apertamente contraria al governo di Cuba e alle sue politiche».
Non ci sono ragionamenti, ma una sfilza di luoghi comuni legati alla dissertazione anti-cubana: una Cuba dittatoriale dove dominano la menzogna, la repressione, la tortura; una dittatura senza appoggio popolare («ormai siete di troppo, non vi rimane più nulla, state per cadere, il popolo non vi tollera più»).
Non c’è nemmeno un minimo barlume d’ingegno, né un pizzico di intelligenza nella cruda conversione dello slogan “Patria o Morte”, in “Patria e Vita”, che è il titolo di questa invettiva. Come se la difesa della vita, della libertà, della resistenza, non incarnino le parole d’ordine che ci accompagnano dai tempi dell’addio alle vittime del sabotaggio contro la nave La Coubre.
Non sorprende nemmeno l’accordo tra i protagonisti. Alcuni con un talento che è stato formato all’interno del nostro sistema d’istruzione, nonostante fama e talento non siano sinonimi, sono diventati famosi, hanno avuto un successo commerciale a Cuba spinti dalle tendenze della moda all'interno di quella frangia che è stata chiamata musica urbana.
Finché abbagliati dal desiderio di maggiori profitti, sedotti dal mondo dello spettacolo della Florida legato all'industria anti-cubana e non facendo i conti sulla capacità di resistenza dei propri connazionali ai brutali attacchi del trumpismo contro il nostro popolo, hanno fatto del falso moralismo evidenziando così la precarietà dei loro principi etici, se mai li abbiano avuti.
Quindi comodamente sistemati a Miami, hanno iniziato a strillare, ingiuriare, inveire ed a riscrivere le loro storie personali. Uno di loro ha cancellato dalla propria memoria i versi che cantava nel 2016: («Torno nella culla che mi ha visto nascere / Torno in quel quartiere che mi ha visto correre / cosa ero, cosa sono e sarò per la mia bella isola»); un altro, quasi a non lasciare dubbi sulla sua morale, ha negato di aver salutato il Presidente della Repubblica di Cuba ad un concerto («è stato un errore... avevo paura»), un terzo certamente incoraggiato da uno sballo allucinogeno, ha minacciato di venire a «tirare un machete» contro i governanti.
Quest'ultimo ha affinità con un ospite invitato per partecipare allo show: il criminale che a L'Avana ha chiesto a Trump «fuoco, fuoco e fuoco perché tutto questo finisca»; blocco ed invasione contro Cuba. Lo stesso fuoco che brucia una bandiera cubana nel video. Il fuoco della viltà con cui cercano nel testo di offuscare il ricordo di Martí e del Che. Il fuoco contro la Patria, contro la vita.
Sarà bene tenere nel cuore le parole scritte da Martí ad un compatriota nel 1886: «La Patria ha bisogno di sacrifici. È un altare e non un piedistallo. Si serve e non la si usa per servirsene». Facendola accompagnare da una colonna sonora che includa, tra gli altri motivi, la "Pequeña serenata diurna" di Silvio Rodríguez.
Traduzione a cura de La Casa Rossa
Fonte: http://www.granma.cu/cuba/2021-02-18/cantar-a-la-patria-no-contra-ella-18-02-2021-01-02-12
- La Bayamesa:
https://youtu.be/r35TAqiOpIs- Havana D´Primera
- Me Dicen Cuba:
https://youtu.be/jBNgDYJjZP8
Il video della diretta "Cuba contro Covid-19: parla il ricercatore Fabrizio Chiodo"
Suggeriamo di
vedere questo video della diretta, in cui Casa Rossa Milano parla con il ricercatore
del CNR Fabrizio Chiodo, che sta contribuendo al lavoro dell’Istituto Finlay de
L’Avana. È un video dinamico
nella sua semplicità. Racchiude in sé una discussione che tocca due passaggi significativi
della nascita del Sistema Sanitario Nazionale: uno per la Gran Bretagna e uno
per il nostro Paese. Questa discussione porta al paragone tra una “isola
piccola e povera” come Cuba, sottoposta ad un embargo che Chavez avrebbe
definito “demoniaco”, e l’Italia... Nella prima il vaccino “Soberana”, nome che
vuol richiamare l’indipendenza e l’autonomia, in una parola la “sovranità” di
Cuba, sta per affacciarsi alla terza fase del trial clinico. Da noi, invece,
si è “tra color che son sospesi” aspettando che “la venga buona”,
ostaggi di notizie oscillanti sulla quantità e sui tempi di consegna delle dosi
di vaccino. Indicativo anche il pezzo di discussione introdotto da Fabrizio
Chiodo circa il tema dei “diritti umani”. Il tutto ha come sfondo l’idea di
Progresso, indissolubilmente legata all’anniversario della nascita del Partito
Comunista d’Italia.
Cuba contro Covid-19: parla il ricercatore Fabrizio Chiodo
Parleremo con Fabrizio Chiodo, ricercatore del CNR nell'Istituto di Chimica Biomolecolare di Pozzuoli, membro del team di ricerca dell'Istituto Finlay a L'Avana, nel quale si stanno realizzando due vaccini cubani battezzati "Soberana 1" e "Soberana 2".
Parleremo con
lui di come Cuba abbia saputo affrontare l'epidemia attraverso la sua Sanità
Pubblica, che dispone del più alto numero di medici al mondo in rapporto alla
popolazione, che si avvale inoltre di una Ricerca Pubblica conosciuta universalmente
per essere di alto livello. Ad oggi, sui circa 11 milioni e mezzo di cubani, si
contano circa 200 vittime.
A pochi giorni dal 21 gennaio, anniversario della scissione di Livorno che portò alla nascita del Partito Comunista d'Italia, ricordiamo quelle idee, idee alle quali Cuba ha saputo non rinunciare, nonostante lo spietato embargo statunitense impostole da circa 60 anni.
Domenica 31
gennaio ore 18.00, in diretta sulla pagina Facebook de La Casa Rossa:
www.facebook.com/lacasa.rossa.3
Evento FB:
Queste sono le grandi aziende che hanno sospeso le donazioni ai repubblicani che sostengono Trump
13 gennaio 2021 - I portafogli di alcuni politici repubblicani hanno già iniziato a sentire l'impatto delle loro azioni del 6 gennaio scorso al Congresso degli Stati Uniti.
Più di 20 grandi corporazioni statunitensi hanno annunciato
la sospensione dei loro contributi elettorali, soprattutto quelli destinati ai
legislatori repubblicani che si sono opposti alla vittoria elettorale del
democratico Joe Biden.
Ciò è avvenuto durante la seduta congiunta delle due Camere
del Congresso per certificare i voti del Collegio Elettorale, che è stata
interrotta dall'assalto al Campidoglio da parte dei sostenitori del presidente
Donald Trump.
Dopo la ripresa della sessione, più di 100 membri della
Camera dei rappresentanti e quasi una dozzina di senatori, tutti del Partito
Repubblicano, senza che gli eventi violenti vissuti pochi minuti prima gli
abbiano fatto cambiare idea, hanno proseguito con le loro obiezioni.
L'elenco delle aziende che hanno deciso di sospendere i
propri contributi cresce ogni giorno.
Dopo che i sostenitori di Trump hanno preso d'assalto il
Campidoglio altri donatori stanno ripensando alle loro strategie.
UN ELENCO IN CRESCITA
La politica americana è inondata dai soldi di Wall Street.
È comune per le grandi aziende fare donazioni sia ai
repubblicani che ai democratici ed il loro sostegno è spesso legato a questioni
di specifico interesse per le loro industrie.
L'assalto al Campidoglio, e in particolare le azioni dei
legislatori repubblicani che si sono opposti alla vittoria di Biden, ha spinto
più aziende a riconsiderare i contributi che
donano attraverso i Comitati di Azione Politica Aziendale (PAC).
Alcuni di loro hanno deciso di sospendere tutte le donazioni
mentre rivedono le loro politiche al riguardo, altri hanno scelto di sospendere
i contributi specificamente ai membri del Congresso che si sono opposti alla
certificazione dei risultati del Collegio Elettorale.
In questo secondo gruppo, questi sono i nomi più importanti:
- La multinazionale
finanziaria Morgan Stanley.
- La catena
alberghiera Marriott.
- La Dow Chemical
Company. L’azienda ha anche specificato che la sospensione durerà un ciclo
elettorale: due anni per i legislatori della Camera e fino a sei anni per i
senatori.
- La società di
telecomunicazioni AT&T, uno dei maggiori contributori politici negli Stati
Uniti.
- General Electric,
la cui sospensione durerà fino alla fine del 2022. Successivamente, un
consiglio dei dipendenti che sovrintende al PAC valuterà, "caso per
caso", le richieste di supporto da parte dei legislatori che si sono
opposti alla certificazione.
- Il fabbricante di
biglietti di auguri Hallmark. Questa azienda con sede nel Kansas è andata oltre
ed ha chiesto la restituzione dei suoi contributi alla campagna PAC ai senatori
repubblicani Josh Hawley (Missouri) e Roger Marshall (Kansas). "Hallmark crede
che il trasferimento pacifico del potere sia il fondamento del nostro sistema
democratico e noi aborriamo la violenza di qualsiasi tipo", ha spiegato la
società in un comunicato. "Le recenti azioni dei senatori Josh Hawley e
Roger Marshall non rappresentano i valori della nostra azienda".
- La piattaforma di condivisione di noleggio
online AirBnB ha condannato la violenza a Washington DC, affermando:
"Aggiorneremo il nostro quadro d'azione e smetteremo di sostenere coloro
che hanno votato contro la certificazione dei risultati delle elezioni
presidenziali".
- La compagnia di assicurazioni Blue Cross Blue
Shield, il cui PAC ha favorito i repubblicani in ogni elezione dal 1996.
- Il produttore di dispositivi medici Boston
Scientific.
- La finanziaria Commerce Bancshares.
SOSPENSIONE DI TUTTE LE DONAZIONI
Altre società hanno scelto di sospendere tutte le donazioni,
sia a chi ha votato per mantenere i risultati, sia a chi ha voluto invertirli,
tattica che ha suscitato sorpresa e incomprensioni in campo democratico.
Questo gruppo include giganti della tecnologia come
Facebook, Amazon, Microsoft e Google, così come altre importanti società come
Coca Cola, Verizon, le entità bancarie JPMorgan Chase, Citigroup e Goldman
Sachs, la catena alberghiera Hilton, la società di servizi finanziari Charles
Schwab e il conglomerato produttivo 3Emme.
Anche le società di carte di credito American Express e
Mastercard hanno dichiarato di sospendere le donazioni senza determinare chi
sarà interessato dalla misura.
Altre società come Bank of America, FedEx e Wells Fargo
hanno affermato che rivedranno la strategia di contribuzione aziendale.
DANNO REALE O RISORSA PUBBLICITARIA?
Con poche eccezioni, la maggior parte delle aziende non ha
specificato per quanto tempo durerà la sospensione.
Questa mancanza di precisione fa sì che alcune voci mettano
in dubbio la reale portata di queste misure, soprattutto in un momento in cui
l'attività di raccolta fondi è in una fase di stallo post-elettorale.
Questo dà alle aziende e ai gruppi il tempo di decidere come
affrontare la situazione.
Traduzione a cura de La Casa Rossa
Tramite La Iguana TV:
https://www.laiguana.tv/.../867087-empresas-donaciones.../
Fonte BBC
Il voto statunitense e "la notte di Washington" visti dall'Italia
Il casus belli che ha portato ai fatti di Capitol Hill
sarebbe una frode elettorale perpetrata ai danni di Donald Trump e dei
repubblicani.
Gli Stati Uniti d’America anche in questo campo mostrano la loro eccezionalità.
Da noi a Milano, i rappresentanti di lista si presentano al Presidente di Seggio Elettorale il sabato, in fase di allestimento. Il giorno dopo iniziano le operazioni di voto e i cittadini, dopo aver segnato la scheda, devono avere cura di rendere la matita copiativa (detta anche matita elettorale). Questa matita è obbligatoria dal 1946 ed ha il tratto indelebile. Viene consegnata dal Presidente del Seggio e va restituita a lui stesso, pena l’ammenda da 103 a 309 euro. Il telefono cellulare, che generalmente è dotato di fotocamera, va consegnato al Presidente di Seggio che lo restituisce dopo il voto. Per coloro che devono essere assistiti al voto, occorre invece chiedere la documentazione sanitaria che certifichi l’impossibilità di esercitare autonomamente il diritto di voto. È anche possibile richiedere l’annotazione permanente del diritto di voto assistito sulla propria tessera elettorale. Nei corridoi adiacenti i Seggi è inoltre proibito a chiunque indicare visibilmente un simbolo di partito tra quelli affissi ai muri per l’occasione.
Queste procedure così complesse e noiose dovrebbero essere a garanzia della regolarità del voto popolare. Ciò non toglie che episodicamente si siano registrati episodi di brogli elettorali.
Tornando agli USA, è bene dire che le votazioni si aprono anche con settimane di anticipo, per consentire il voto dall’estero ed il voto per posta. La maggior parte degli Stati, ben 35, hanno introdotto il voto anticipato, per cui molti cittadini possono esprimerlo anche un mese prima; molti Stati invece, come ad esempio l’Oregon, prevedono il voto per posta.
È evidente che il confronto tra le nostre elezioni e quelle statunitensi non è facile, proprio a causa della grande diversità tra i due sistemi elettorali. Certamente l’eccezionalità degli USA trae la sua origine da una storia che è quella della “terra di frontiera”. Un altro esempio di questa specifica origine è la diffusione di armi detenute dalla popolazione, il cui numero ad oggi ha ormai raggiunto (se non superato) quello degli stessi statunitensi, che sono circa 325 milioni.
Subito dopo i fatti di Capitol Hill l’FBI ha reso noto che è venuto in possesso di circa 1200 mail inviate da elettori disposti a battersi contro la frode elettorale, la cui vittima sarebbe stato Donald Trump. In esse dichiaravano che sarebbero stati disposti a marciare su Capitol Hill. A tale proposito, intorno e dentro al complesso di edifici che ospita tra gli altri il Congresso ed il Senato, sappiamo che le forze dell’ordine presenti contavano su 350 unità. In uno sgombero avvenuto nel 2010 qui a Milano, riguardante la piccola sede di un partito, erano schierati ben 70 agenti in tenuta antisommossa.
Si è trattato di una sottovalutazione? Si è avuto un vero e proprio assalto al palazzo del Congresso?
Avvilente Mentana che, preso dal pathos, si fa turlupinare con immagini fantasy del film “Project X”, cascando dentro l’equivoco come un pesciolino, mentre il commentatore al suo fianco, Gerardo Greco, cercava di avvalorarle, sostenendo che probabilmente il lanciafiamme in azione fosse nei sobborghi di Washington.
Facezie a parte, anche se un episodio simile non è esattamente un dettaglio, è evidente che la spettacolarizzazione di un simile avvenimento, al minimo definibile inedito, non può e non deve trarre in inganno.
Tutta questa vicenda ha risvolti che riguardano la deriva sociale statunitense, sulla quale gli “analisti” spesso risultano poveri di approfondimento e talvolta omissivi. Infatti, mentre si dibatte sul 25° emendamento, sui costi/benefici che comporterebbe la sua applicazione o sull'Impeachment, come dire se rimuovere Trump prima del 20 gennaio, pare che sfuggano diverse domande che ci si dovrebbe porre.
Di Trump in America si parla da decenni. Da noi era il nome di un miliardario poco noto fino alla sua vittoria conseguita sulla Clinton nel 2016. Figlio di un palazzinaro, era molto spesso ospitato dai più noti talk show, dove a domande persino imbarazzanti rispondeva con disarmante disinvoltura, dimostrando come il pubblico a cui si rivolgeva avesse in testa il buon vecchio American Dream, un sogno americano passato attraverso le due crisi che si ebbero nel 2001 (che vide il tracollo di Enron) e nel 2007-2008 (con la crisi dei mutui subprime). Quest’ultima si è trascinata sino al 2013, solo tre anni prima dell’ascesa di Trump alla Casa Bianca.
Da alcuni anni negli USA si è verificato l’ingresso di milioni di statunitensi nel Rabbit Hole. Così viene definita negli USA la "buca del coniglio" all’interno della quale cascano coloro che finiscono per credere alle trame complottistiche del QAnon, da cui Donald Trump li dovrebbe salvare. A questo proposito si parla dell’America “profonda”, delle contee rurali, la cui popolazione risulterebbe “irretita” dal QAnon.
In realtà anche quelli che diremmo più “improbabili”, come i sostenitori di Black Lives Matter o di Greta Thunberg, impiegati o infermiere, quelli che vivono nelle grandi città, oggi si sono fatti suggestionare cadendo nella "buca del coniglio". Anche Donald Trump però è inciampato, cascando in un altro buco che qualcuno ha scavato sapientemente per lui. Un buco che si sta già provvedendo a ricoprire in queste ore, con lui dentro.
Da circa due anni il fenomeno sta prendendo piede anche nel nostro Paese, così come in altri stati europei. Esiste una relazione la condizione dei lavoratori e i loro contratti, la deindustrializzazione, il diritto all’Istruzione pubblica, quello alla Sanità pubblica, insomma tra la situazione di recessione in cui versa il Paese e questa sorta di “sovrastruttura” politico-culturale, che sembra presa dalle pagine di un libro di fantasy?
Intanto il Segretario di Stato di Trump, Mike Pompeo, da tempo sta disseminando il mondo con “mine” diplomatiche: dal continente americano, passando per Africa e Medio Oriente, fino ad arrivare in estremo oriente. Gli ordigni sono state collocati in Palestina, con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, così come con il riconoscimento del diritto di Israele all’annessione delle alture del Golan in Siria. Con la questione Saharawi, che riconosce al Marocco il diritto di annessione sul Sahara Occidentale in cambio dell’adesione alla normalizzazione dei rapporti con Israele. Lo stesso vale per il cosiddetto “Patto di Abramo”, sottoscritto dopo la pressione esercitata dagli USA sugli Emirati Arabi Uniti, ed il recente inserimento nella lista nera delle organizzazioni terroristiche di Cuba e del movimento di resistenza yemenita Ansarollah.
Mike Pompeo si recherà inoltre in visita a Taiwan dal 13 al 15 gennaio; ha infatti annunciato in queste ore di voler revocare le restrizioni alle relazioni USA – Taiwan. In campo vi è la questione della cosiddetta “guerra asimmetrica”, che vorrebbe Taiwan quale bastione occidentale nel mare cinese. È noto che Taiwan non è uno stato riconosciuto dalle Nazioni Unite, poiché è parte integrante della Cina. È comprensibile a questo punto la preoccupazione della Cina, che ha visto intensificarsi le esercitazioni militari nella regione. A dicembre gli Stati Uniti hanno inviato il cacciatorpediniere USS Mustin attraverso lo Stretto di Taiwan, sapendo che queste attività minano la pace e la stabilità nell’area.
Inoltre, in queste ore, negli Stati Uniti si sta verificando qualcosa che conferma la loro eccezionalità e descrive bene il rapporto tra la finanza e la politica negli USA. Goldman Sachs, JP Morgan, City Group, Morgan Stanley e Corporate America, insieme ad altri, hanno sospeso per sei mesi il finanziamento destinato alla politica. In particolare ai senatori repubblicani eletti dal popolo, i quali si sono opposti alla ratifica del risultato elettorale nella seduta notturna del 6 gennaio scorso. Poiché la Costituzione americana prevede che i senatori possano opporsi alla ratifica del risultato elettorale, è del tutto evidente che sotto i nostri occhi c'è il palese dominio che la Finanza pretende di esercitare, comandando a bacchetta coloro che rappresentano (nel bene e nel male) il popolo che gli ha eletti in Senato. Tutto questo avviene nel paese in cui fa bella mostra di sé la Statua della libertà nella baia di Manhattan, a New York.
L’ormai ben noto Jake Angeli è definito dalle agenzie di stampa il simbolo dell’incursione a Capitol Hill. C'è molto sensazionalismo e superficialità nel trattare questa vicenda culminata a Washington, ma non da considerarsi definitivamente chiusa. Occorrerebbe piuttosto comprendere meglio l'origine del voto che 74 milioni di statunitensi hanno dato a Trump, così come quella degli 80 milioni di voti espressi per Biden. Quest'ultimo sta definendo in queste ore la compagine della sua “squadra”, nella quale si prevede che la Finanza avrà uno spazio non indifferente, vi saranno infatti nel suo Governo personaggi che provengono dai fondi d'investimento e dalle banche d'affari. Sapendo che non è una cosa inedita, c'è da chiedersi se tutta questa affluenza al voto non sia stata “affluenza per nulla”. Se così fosse, significherebbe a maggior ragione che l’idea di un mondo multipolare è una vitale necessità per il progresso e per la pace, una vitale necessità purtroppo non ancora compresa dal popolo degli Stati Uniti.
La Casa Rossa Milano, 12 gennaio 2021