«Non da oggi – scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica [...] Vi fu un’epoca, agli inizi dell’età moderna, fino alle rivoluzioni del secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, la lotta per la libertà di stampa ebbe la sua grandezza perché era la parola d’ordine della democrazia progressiva in lotta contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa. Ma nella fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e reazionaria ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il giornalismo al servizio dei gruppi imperialisti è una forma corrente di prostituzione. Il capitalismo in putrefazione ha bisogno per reggersi di mentire continuamente. La realtà lo accusa: dunque dev’essere falsificata. La fabbrica della menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita»

Il voto statunitense e "la notte di Washington" visti dall'Italia


Il casus belli che ha portato ai fatti di Capitol Hill sarebbe una frode elettorale perpetrata ai danni di Donald Trump e dei repubblicani.

Gli Stati Uniti d’America anche in questo campo mostrano la loro eccezionalità.

Da noi a Milano, i rappresentanti di lista si presentano al Presidente di Seggio Elettorale il sabato, in fase di allestimento. Il giorno dopo iniziano le operazioni di voto e i cittadini, dopo aver segnato la scheda, devono avere cura di rendere la matita copiativa (detta anche matita elettorale). Questa matita è obbligatoria dal 1946 ed ha il tratto indelebile. Viene consegnata dal Presidente del Seggio e va restituita a lui stesso, pena l’ammenda da 103 a 309 euro. Il telefono cellulare, che generalmente è dotato di fotocamera, va consegnato al Presidente di Seggio che lo restituisce dopo il voto. Per coloro che devono essere assistiti al voto, occorre invece chiedere la documentazione sanitaria che certifichi l’impossibilità di esercitare autonomamente il diritto di voto. È anche possibile richiedere l’annotazione permanente del diritto di voto assistito sulla propria tessera elettorale. Nei corridoi adiacenti i Seggi è inoltre proibito a chiunque indicare visibilmente un simbolo di partito tra quelli affissi ai muri per l’occasione.

Queste procedure così complesse e noiose dovrebbero essere a garanzia della regolarità del voto popolare. Ciò non toglie che episodicamente si siano registrati episodi di brogli elettorali.

Tornando agli USA, è bene dire che le votazioni si aprono anche con settimane di anticipo, per consentire il voto dall’estero ed il voto per posta. La maggior parte degli Stati, ben 35, hanno introdotto il voto anticipato, per cui molti cittadini possono esprimerlo anche un mese prima; molti Stati invece, come ad esempio l’Oregon, prevedono il voto per posta.

È evidente che il confronto tra le nostre elezioni e quelle statunitensi non è facile, proprio a causa della grande diversità tra i due sistemi elettorali. Certamente l’eccezionalità degli USA trae la sua origine da una storia che è quella della “terra di frontiera”. Un altro esempio di questa specifica origine è la diffusione di armi detenute dalla popolazione, il cui numero ad oggi ha ormai raggiunto (se non superato) quello degli stessi statunitensi, che sono circa 325 milioni.

Subito dopo i fatti di Capitol Hill l’FBI ha reso noto che è venuto in possesso di circa 1200 mail inviate da elettori disposti a battersi contro la frode elettorale, la cui vittima sarebbe stato Donald Trump. In esse dichiaravano che sarebbero stati disposti a marciare su Capitol Hill. A tale proposito, intorno e dentro al complesso di edifici che ospita tra gli altri il Congresso ed il Senato, sappiamo che le forze dell’ordine presenti contavano su 350 unità. In uno sgombero avvenuto nel 2010 qui a Milano, riguardante la piccola sede di un partito, erano schierati ben 70 agenti in tenuta antisommossa.

Si è trattato di una sottovalutazione? Si è avuto un vero e proprio assalto al palazzo del Congresso?

Avvilente Mentana che, preso dal pathos, si fa turlupinare con immagini fantasy del film “Project X”, cascando dentro l’equivoco come un pesciolino, mentre il commentatore al suo fianco, Gerardo Greco, cercava di avvalorarle, sostenendo che probabilmente il lanciafiamme in azione fosse nei sobborghi di Washington.

Facezie a parte, anche se un episodio simile non è esattamente un dettaglio, è evidente che la spettacolarizzazione di un simile avvenimento, al minimo definibile inedito, non può e non deve trarre in inganno.

Tutta questa vicenda ha risvolti che riguardano la deriva sociale statunitense, sulla quale gli “analisti” spesso risultano poveri di approfondimento e talvolta omissivi. Infatti, mentre si dibatte sul 25° emendamento, sui costi/benefici che comporterebbe la sua applicazione o sull'Impeachment, come dire se rimuovere Trump prima del 20 gennaio, pare che sfuggano diverse domande che ci si dovrebbe porre.

Di Trump in America si parla da decenni. Da noi era il nome di un miliardario poco noto fino alla sua vittoria conseguita sulla Clinton nel 2016. Figlio di un palazzinaro, era molto spesso ospitato dai più noti talk show, dove a domande persino imbarazzanti rispondeva con disarmante disinvoltura, dimostrando come il pubblico a cui si rivolgeva avesse in testa il buon vecchio American Dream, un sogno americano passato attraverso le due crisi che si ebbero nel 2001 (che vide il tracollo di Enron) e nel 2007-2008 (con la crisi dei mutui subprime). Quest’ultima si è trascinata sino al 2013, solo tre anni prima dell’ascesa di Trump alla Casa Bianca.

Da alcuni anni negli USA si è verificato l’ingresso di milioni di statunitensi nel Rabbit Hole. Così viene definita negli USA la "buca del coniglio" all’interno della quale cascano coloro che finiscono per credere alle trame complottistiche del QAnon, da cui Donald Trump li dovrebbe salvare. A questo proposito si parla dell’America “profonda”, delle contee rurali, la cui popolazione risulterebbe “irretita” dal QAnon.

In realtà anche quelli che diremmo più “improbabili”, come i sostenitori di Black Lives Matter o di Greta Thunberg, impiegati o infermiere, quelli che vivono nelle grandi città, oggi si sono fatti suggestionare cadendo nella "buca del coniglio". Anche Donald Trump però è inciampato, cascando in un altro buco che qualcuno ha scavato sapientemente per lui. Un buco che si sta già provvedendo a ricoprire in queste ore, con lui dentro.

Da circa due anni il fenomeno sta prendendo piede anche nel nostro Paese, così come in altri stati europei. Esiste una relazione la condizione dei lavoratori e i loro contratti, la deindustrializzazione, il diritto all’Istruzione pubblica, quello alla Sanità pubblica, insomma tra la situazione di recessione in cui versa il Paese e questa sorta di “sovrastruttura” politico-culturale, che sembra presa dalle pagine di un libro di fantasy?

Intanto il Segretario di Stato di Trump, Mike Pompeo, da tempo sta disseminando il mondo con “mine” diplomatiche: dal continente americano, passando per Africa e Medio Oriente, fino ad arrivare in estremo oriente. Gli ordigni sono state collocati in Palestina, con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, così come con il riconoscimento del diritto di Israele all’annessione delle alture del Golan in Siria. Con la questione Saharawi, che riconosce al Marocco il diritto di annessione sul Sahara Occidentale in cambio dell’adesione alla normalizzazione dei rapporti con Israele. Lo stesso vale per il cosiddetto “Patto di Abramo”, sottoscritto dopo la pressione esercitata dagli USA sugli Emirati Arabi Uniti, ed il recente inserimento nella lista nera delle organizzazioni terroristiche di Cuba e del movimento di resistenza yemenita Ansarollah.

Mike Pompeo si recherà inoltre in visita a Taiwan dal 13 al 15 gennaio; ha infatti annunciato in queste ore di voler revocare le restrizioni alle relazioni USA – Taiwan. In campo vi è la questione della cosiddetta “guerra asimmetrica”, che vorrebbe Taiwan quale bastione occidentale nel mare cinese. È noto che Taiwan non è uno stato riconosciuto dalle Nazioni Unite, poiché è parte integrante della Cina. È comprensibile a questo punto la preoccupazione della Cina, che ha visto intensificarsi le esercitazioni militari nella regione. A dicembre gli Stati Uniti hanno inviato il cacciatorpediniere USS Mustin attraverso lo Stretto di Taiwan, sapendo che queste attività minano la pace e la stabilità nell’area.

Inoltre, in queste ore, negli Stati Uniti si sta verificando qualcosa che conferma la loro eccezionalità e descrive bene il rapporto tra la finanza e la politica negli USA. Goldman Sachs, JP Morgan, City Group, Morgan Stanley e Corporate America, insieme ad altri, hanno sospeso per sei mesi il finanziamento destinato alla politica. In particolare ai senatori repubblicani eletti dal popolo, i quali si sono opposti alla ratifica del risultato elettorale nella seduta notturna del 6 gennaio scorso. Poiché la Costituzione americana prevede che i senatori possano opporsi alla ratifica del risultato elettorale, è del tutto evidente che sotto i nostri occhi c'è il palese dominio che la Finanza pretende di esercitare, comandando a bacchetta coloro che rappresentano (nel bene e nel male) il popolo che gli ha eletti in Senato. Tutto questo avviene nel paese in cui fa bella mostra di sé la Statua della libertà nella baia di Manhattan, a New York.

L’ormai ben noto Jake Angeli è definito dalle agenzie di stampa il simbolo dell’incursione a Capitol Hill. C'è molto sensazionalismo e superficialità nel trattare questa vicenda culminata a Washington, ma non da considerarsi definitivamente chiusa. Occorrerebbe piuttosto comprendere meglio l'origine del voto che 74 milioni di statunitensi hanno dato a Trump, così come quella degli 80 milioni di voti espressi per Biden. Quest'ultimo sta definendo in queste ore la compagine della sua “squadra”, nella quale si prevede che la Finanza avrà uno spazio non indifferente, vi saranno infatti nel suo Governo personaggi che provengono dai fondi d'investimento e dalle banche d'affari. Sapendo che non è una cosa inedita, c'è da chiedersi se tutta questa affluenza al voto non sia stata “affluenza per nulla”. Se così fosse, significherebbe a maggior ragione che l’idea di un mondo multipolare è una vitale necessità per il progresso e per la pace, una vitale necessità purtroppo non ancora compresa dal popolo degli Stati Uniti.

La Casa Rossa Milano, 12 gennaio 2021