«Non da oggi – scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica [...] Vi fu un’epoca, agli inizi dell’età moderna, fino alle rivoluzioni del secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, la lotta per la libertà di stampa ebbe la sua grandezza perché era la parola d’ordine della democrazia progressiva in lotta contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa. Ma nella fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e reazionaria ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il giornalismo al servizio dei gruppi imperialisti è una forma corrente di prostituzione. Il capitalismo in putrefazione ha bisogno per reggersi di mentire continuamente. La realtà lo accusa: dunque dev’essere falsificata. La fabbrica della menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita»

Chi non rispetta le regole? Italia e Germania le doppie morali dell’euro


sabato 15 settembre
in Casa Rossa
via Monte Lungo 2 – Milano [MM1 Turro]

ore 20 buffet popolare
con sottoscrizione

ore 21 presentazione del libro:

Chi non rispetta le regole?
Italia e Germania le doppie morali dell’euro



Cominceremo con il domandarci perché il nostro Paese si sia imbarcato nella moneta unica.
Il Paese sembra aver pagato duramente questa scelta, in termini economici e sociali, attraverso un rigore fiscale che ne ha minato domanda interna e produttività, e da ultimo i medesimi conti pubblici.
La violazione di corrette regole del gioco ha generato la crisi dell’Eurozona? Il modello tedesco è incompatibile con le regole del gioco, poiché fondamentalmente basato sulla trasgressione delle stesse? Occorre tracciare una “linea del Piave” per le proposte tedesche di un irrigidimento delle regole esistenti?
Con la sinistra orfana della sfida socialista, la risposta di destra rischia di apparire oggi l’unica disponibile, tanto più che le élite, incluse quelle di sinistra, trattano sovente con disprezzo il sentimento popolare di ricerca di protezione contro le angherie del mercato e la dislocazione dei centri di potere fuori dei confini delle democrazie nazionali.
L’Italia vive una crisi profondissima in cui la democrazia si riduce al dibattito sui diritti civili, terreno privilegiato dell’attuale “sinistra”, assieme all’adesione a una indistinta solidarietà cosmopolita, a discapito dei diritti sociali.


Ne parliamo con l’autore
Sergio Cesaratto
Professore Ordinario di Economia, Università degli Studi di Siena

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per info:
cell. 3383899559