«Non da oggi – scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica [...] Vi fu un’epoca, agli inizi dell’età moderna, fino alle rivoluzioni del secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, la lotta per la libertà di stampa ebbe la sua grandezza perché era la parola d’ordine della democrazia progressiva in lotta contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa. Ma nella fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e reazionaria ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il giornalismo al servizio dei gruppi imperialisti è una forma corrente di prostituzione. Il capitalismo in putrefazione ha bisogno per reggersi di mentire continuamente. La realtà lo accusa: dunque dev’essere falsificata. La fabbrica della menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita»

"Scandaloso il confronto con l'Olocausto", Zelensky irrita il Parlamento israeliano

Per l'ennesima volta Zelensky l'ha fatta fuori da vaso, il suo essere ebreo non glielo ha impedito. Infatti è chiaro a questo proposito il commento di diversi esponenti israeliani sulle sue dichiarazioni.

L'ex ministro dell'Intelligence Yuval Steiniz è severo: "Si dice che nessuno sia colto nel momento del lutto, ma se il discorso di Zelensky, il presidente ebreo dell'Ucraina, fosse pronunciato in giorni normali, direbbero che rasenta la negazione dell'Olocausto".

"È vero che migliaia di persone hanno aiutato a salvare gli ebrei ma la triste verità storica è che molti hanno aiutato con entusiasmo i nazisti nel progetto di raccogliere e sterminare gli ebrei e saccheggiare le loro proprietà. La verità storica è che il popolo ucraino non può essere orgoglioso della propria condotta di fronte all'Olocausto ebraico", ha aggiunto.

Fonte: www.agi.it

La Camera chiede aumento delle spese militari al 2% del PIL: 104 milioni al giorno

Alla Camera dei Deputati si approva a larghissima maggioranza un ordine del giorno, collegato al cosiddetto Decreto Ucraina, proposto dalla Lega Nord: saranno contenti Barack Obama e Donald Trump, i quali da anni chiedono che l'Italia assegni il 2% del PIL alla spesa militare.

È spiacevole vedere come in questi tempi magri, mentre diminuiscono le risorse economiche assegnate alla sanità ed ai servizi sociali, mentre non siamo ancora fuori dall'epidemia, tutti i partiti che leggerete in questo resoconto non abbiano trovato di meglio per dimostrare responsabilità e sensibilità: sono 11 milioni gli italiani che, secondo il rapporto Censis, non riescono a curarsi...

LA CAMERA CHIEDE AUMENTO DELLE SPESE MILITARI AL 2% DEL PIL: 104 MILIONI AL GIORNO

Milex - Osservatorio sulle spese militari italiane, 16 marzo 2022

Questa mattina la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza (391 voti favorevoli su 421 presenti, 19 voti contrari) un Ordine del giorno collegato al cosiddetto “Decreto Ucraina” proposto dalla Lega Nord e sottoscritto da deputati di Pd, Fi, Iv, M5S e FdI che impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la Difesa verso il traguardo del 2 per cento del Prodotto lnterno Lordo. Nella parte dispositiva del testo approvato si legge come tale risultato dovrebbe essere raggiunto “predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione” mentre nell’immediato si debba agire per “incrementare alla prima occasione utile il Fondo per le esigenze di difesa nazionale”.

Portavoce del Ministero degli Esteri Zhao Lijian

Il portavoce del Ministero degli Esteri Zhao Lijian durante la conferenza stampa di routine di ieri ha commentato la dichiarazione del portavoce del Dipartimento di Stato USA secondo cui nel conflitto tra Russia e Ucraina è stato violato "il principio fondamentale secondo cui i grandi Paesi non possono opprimere Paesi piccoli":

Le azioni degli Stati Uniti contro Cuba, Panama, Grenada, Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Siria e Libia sono universalmente riconosciute come esempi da manuale di grandi Paesi che opprimono Paesi piccoli.

La via per risolvere la crisi ucraina sta nel cessate il fuoco, seguito dal dialogo e dalla negoziazione, piuttosto che su "un ordine basato su regole" definito unilateralmente secondo i propri standard, ancor meno costringendo gli altri a schierarsi.

Il mondo ha bisogno di pace, non di guerra; richiede giustizia, non egemonia; aspira alla cooperazione, non al confronto. Questo è ciò che spera la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo.

C'è un solo sistema riconosciuto al mondo: il sistema internazionale con le Nazioni Unite al centro. C'è un solo ordine: quello basato sul diritto internazionale. E c'è un solo insieme di regole: le norme di base che regolano le relazioni internazionali basate sugli scopi e sui principi della Carta delle Nazioni Unite.

Fonte: Pagina FB dell'Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia

Zelensky salito al potere con un colpo di stato, guerra è tra Russia e NATO

Che dire... magari gli atlantisti sosterranno anche che il professor Luciano Canfora è un ultranazionalista.

“Zelensky salito al potere con un colpo di stato, guerra è tra Russia e NATO”, intervista a Luciano Canfora
Il Riformista, 12 marzo 2022

Una voce fuori dal coro. Per “vocazione”. Controcorrente, anche quando sa che le sue considerazioni si scontrano con una narrazione consolidata, mainstream. Luciano Canfora, filologo, storico, saggista, professore emerito dell’Università di Bari, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana e direttore della rivista Quaderni di Storia (Dedalo Edizioni), è così. Sempre stimolante, comunque la si pensi. E le sue riflessioni sulla guerra d’Ucraina ne sono una conferma.

- Professor Canfora, in queste drammatiche settimane, in molti si sono cimentati nel definire ciò che sta avvenendo ad Est. Qual è la sua di definizione?

Punto uno, è un conflitto tra potenze. È inutile cercare di inchiodare sull’ideologia i buoni e i cattivi, le democrazie e i regimi autocratici… Ciò che sfugge è che il vero conflitto è tra la Russia e la Nato. Per interposta Ucraina. Che si è resa pedina di un gioco più grande. Un gioco che non è iniziato avanti ieri ma è cominciato almeno dal 2014, dopo il colpo di Stato a Kiev che cacciò Yanukovich. È una guerra tra potenze. Quando i vari giornaletti e giornalistucoli dicono ecco gli ex comunisti che si schierano…Una delle solite idiozie della nostra stampa. Io rivendico il diritto di dire che le potenze in lotta sono entrambe lontane dalla mia posizione e dalle mie scelte, perché le potenze in lotta fanno ciascuna il loro mestiere. E né gli uni né gli altri sono apprezzabili. Nascondere le responsabilità degli uni a favore degli altri è un gesto, per essere un po’ generosi, perlomeno anti-scientifico.

- C’è chi sostiene che per Putin la vera minaccia non era tanto l’ingresso dell’Ucraina nella Nato o la sua adesione all’Ue, quanto il sistema democratico che in quel Paese ai confini con la Russia si stava sperimentando. Lei come la pensa?

Usiamo un verso del sommo Leopardi: “Non so se il riso o la pietà prevale” dinanzi a schemi di questo tipo…

- Dalla poesia alla prosa…

Se dobbiamo ritenere che sia democratico chi arriva al potere dopo un colpo di Stato, perché quando in Ucraina fu cacciato il governo in carica quello era un golpe, come quello di al-Sisi in Egitto contro i Fratelli Musulmani. Ognuno è libero di dire le sciocchezze che vuole ma adoperare queste categorie per salvarsi la coscienza, è cosa poco seria. Il figlio di Biden è in affari con Zelensky. Zelensky è un signore che dice di voler combattere per degli ideali, ma questi ideali hanno anche dei risvolti meno idealistici…

- Vale a dire?

Il Guardian, non la Pravda, nell’ottobre del 2021 fece un ritratto di Zelensky, dal punto di vista affaristico, molto pesante. Incitiamo i nostri simpatici gazzettieri ad andarsi a leggere il Guardian dell’anno passato per avere un ritratto realistico di Zelensky. Dopodiché non mi scandalizzo, perché quando si usano le parole libertà e democrazia c’è odore di propaganda lontano un miglio. O parliamo seriamente o facciamo propaganda. La propaganda peraltro è cosa molto seria, basta non crederci.

La Russia denuncia che i nazionalisti ucraini preparano una provocazione con sostanze tossiche

TeleSur, 9 marzo 2022


«Mercoledì il portavoce del Ministero della difesa russo, Ígor Konashénkov, ha denunciato che gruppi di nazionalisti ucraini stanno preparando una provocazione volta ad attaccare la popolazione con sostanze tossiche ed incolpare Mosca dell'utilizzo di queste armi.
“I nazionalisti ucraini hanno portato circa 80 tonnellate di ammoniaca al villaggio di Zolochiv, a nord-ovest di Kharkov. Secondo i residenti che hanno lasciato Zolochiv, i nazionalisti hanno insegnato loro come comportarsi correttamente durante un attacco chimico", ha affermato Konashénkov.
Il portavoce del Ministero della Difesa russo ha spiegato che continuano a ricevere informazioni dalla popolazione sulle ambizioni dei nazionalisti, allo stesso tempo ha dichiarato che l'Esercito russo ha distrutto 2.814 installazioni dell'infrastruttura militare ucraina.
Inoltre il rappresentante della Russia presso l'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, Alexander Shulgin, invierà la documentazione della denuncia dinanzi all’organo competente affinché intervenga sulla questione.
"Chiederemo loro di apporre il sigillo di un documento nazionale russo alla 99ma sessione del Consiglio Esecutivo che si svolgerà all'Aia e distribuiremo queste informazioni a tutti gli Stati membri di questa Organizzazione", ha dichiarato Shulgin.
Il 6 marzo scorso le autorità russe hanno denunciato lo sviluppo di componenti per armi biologiche nei laboratori ucraini, i quali  hanno ricevuto finanziamenti dagli Stati Uniti.
Konashénkov ha sottolineato che la Russia ha ricevuto la documentazione di come si stesse lavorando su patogeni altamente pericolosi, come peste, antrace, tularemia, colera e altre malattie mortali.»

Traduzione a cura de La Casa Rossa Milano
Fonte: https://www.telesurtv.net/news/rusia-denuncia-nacionalistas-ucranianos-preparar-sustancias-toxicas-20220309-0027.html

Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corp.

Questo l'articolo di Manlio Dinucci, prima pubblicato e poi rimosso dal sito del Manifesto, nonché dalla sua successiva edizione cartacea, per cui il giornalista ha deciso di concludere una decennale collaborazione con il quotidiano.


Ucraina, era tutto scritto nel piano della Rand Corp.

Manlio Dinucci, 8 marzo 2022

«Il piano strategico degli Stati uniti contro la Russia è stato elaborato tre anni fa dalla Rand Corporation (il manifesto, Rand Corp: come abbattere la Russia, 21 maggio 2019). La Rand Corporation, il cui quartier generale ha sede a Washington, è «una organizzazione globale di ricerca che sviluppa soluzioni per le sfide politiche»: ha un esercito di 1.800 ricercatori e altri specialisti reclutati da 50 paesi, che parlano 75 lingue, distribuiti in uffici e altre sedi in Nord America, Europa, Australia e Golfo Persico. Personale statunitense della Rand vive e lavora in oltre 25 paesi.
La Rand Corporation, che si autodefinisce «organizzazione nonprofit e nonpartisan», è ufficialmente finanziata dal Pentagono, dall’Esercito e l’Aeronautica Usa, dalle Agenzie di sicurezza nazionale (Cia e altre), da agenzie di altri paesi e potenti organizzazioni non-governative.
La Rand Corp. si vanta di aver contribuito a elaborare la strategia che permise agli Stati uniti di uscire vincitori dalla guerra fredda, costringendo l’Unione Sovietica a consumare le proprie risorse nell’estenuante confronto militare. A questo modello si è ispirato il nuovo piano elaborato nel 2019: «Overextending and Unbalancing Russia», ossia costringere l’avversario a estendersi eccessivamente per sbilanciarlo e abbatterlo.
Queste sono le principali direttrici di attacco tracciate nel piano della Rand, su cui gli Stati Uniti si sono effettivamente mossi negli ultimi anni.
Anzitutto – stabilisce il piano – si deve attaccare la Russia sul lato più vulnerabile, quello della sua economia fortemente dipendente dall’export di gas e petrolio: a tale scopo vanno usate le sanzioni commerciali e finanziarie e, allo stesso tempo, si deve far sì che l’Europa diminuisca l’importazione di gas naturale russo, sostituendolo con gas naturale liquefatto statunitense.
In campo ideologico e informativo, occorre incoraggiare le proteste interne e allo stesso tempo minare l’immagine della Russia all’esterno.
In campo militare si deve operare perché i paesi europei della Nato accrescano le proprie forze in funzione anti-Russia. Gli Usa possono avere alte probabilità di successo e alti benefici, con rischi moderati, investendo maggiormente in bombardieri strategici e missili da attacco a lungo raggio diretti contro la Russia. Schierare in Europa nuovi missili nucleari a raggio intermedio puntati sulla Russia assicura loro alte probabilità di successo, ma comporta anche alti rischi.
Calibrando ogni opzione per ottenere l’effetto desiderato – conclude la Rand – la Russia finirà col pagare il prezzo più alto nel confronto con gli Usa, ma questi e i loro alleati dovranno investire grosse risorse sottraendole ad altri scopi.
Nel quadro di tale strategia – prevedeva nel 2019 il piano della Rand Corporation – «fornire aiuti letali all’Ucraina sfrutterebbe il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia, ma qualsiasi aumento delle armi e della consulenza militare fornite dagli Usa all’Ucraina dovrebbe essere attentamente calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio in cui la Russia, a causa della vicinanza, avrebbe vantaggi significativi».
È proprio qui – in quello che la Rand Corporation definiva «il maggiore punto di vulnerabilità esterna della Russia», sfruttabile armando l’Ucraina in modo «calibrato per aumentare i costi per la Russia senza provocare un conflitto molto più ampio» – che è avvenuta la rottura. Stretta nella morsa politica, economica e militare che Usa e Nato serravano sempre più, ignorando i ripetuti avvertimenti e le proposte di trattativa da parte di Mosca, la Russia ha reagito con l’operazione militare che ha distrutto in Ucraina oltre 2.000 strutture militari realizzate e controllate in realtà non dai governanti di Kiev ma dai comandi Usa.Nato.
L’articolo che tre anni fa riportava il piano della Rand Corporation terminava con queste parole: «Le opzioni previste dal piano sono in realtà solo varianti della stessa strategia di guerra, il cui prezzo in termini di sacrifici e rischi viene pagato da tutti noi». Lo stiamo pagando ora noi popoli europei, e lo pagheremo sempre più caro, se continueremo ad essere pedine sacrificabili nella strategia Usa-Nato.
»

Fonte: Il Manifesto

Caccia al filorusso: epurato Orsini

Il Fatto Quotidiano, 6 marzo 2022

La Luiss censura il professore; l’appello dei colleghi: “basta maccartismo”
«Gli è stato detto che le sue opinioni rischiano di danneggiare “valore, patrimonio di conoscenza e reputazione” dell’Università per cui lavora. Non certo roba da poco. Alessandro Orsini è direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale della Luiss, ma il suo ateneo non gradisce più che il professore partecipi come ospite ai programmi tv sulla crisi ucraina. Colpa di alcune analisi ritenute filo-russe, sovraniste, putiniane. Una caccia alle streghe di cui Orsini è l’ultima vittima, ma che almeno ha smosso la solidarietà di diversi colleghi. Nelle prossime ore, infatti, alcuni professori universitari della Statale di Milano diffonderanno un appello in difesa di Orsini, “censurato dalla sua Università”: “Le analisi di Orsini non hanno alcunché di censurabile – si legge nella bozza del comunicato – e si fondano su studi rigorosi”. A preoccupare i docenti c’è questo “clima di oscurantismo” simile “al maccartismo” – come ci spiega uno dei firmatari – che colpisce chiunque azzardi un’interpretazione dell’aggressione russa diversa dal mainstream. Proprio ciò che è successo a Orsini, negli ultimi giorni ospite a Sky Tg24 e a Piazzapulita, dove – premettendo la scontata condanna per la condotta di Putin – ha sottolineato la pessima gestione dei rapporti con la Russia da parte della Nato.

Parole che hanno indotto la Luiss, l’università di Confindustria, a sconfessare pubblicamente Orsini: “La Luiss reputa fondamentale che, soprattutto chi ha responsabilità di centri di eccellenza come l’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale, debba attenersi scrupolosamente al rigore scientifico dei fatti e dell’evidenza storica, senza lasciar spazio a pareri di carattere personale che possano inficiare valore, patrimonio di conoscenza e reputazione dell’intero Ateneo”. Il problema – ed è quello che scrivono i docenti nell’appello in sostegno del collega – è che Orsini non è certo un passante: ha alle spalle decenni di esperienza ed è apprezzato in Italia e all’estero (è Research affiliate al Mit di Boston). Motivo per cui si può – come ovvio – contestare le sue analisi, ma è arduo sostenere che non poggino su una solida base di competenze. Peraltro la Luiss è lo stesso ateneo per cui lavora Gianni Riotta, giornalista di Repubblica e direttore della Scuola di giornalismo dell’Università, già sfiduciato dalla redazione del Sole 24 Ore (quando era direttore) e definito dal premio Pulitzer Glenn Greenwald “l’opposto del giornalismo”. Non abbastanza da imbarazzare Confindustria, preoccupata invece delle parole di Orsini. Ieri il Messaggero ha fatto saltare la rubrica Atlante, che il professore cura da anni sul quotidiano (problemi di spazio e “tornerà sabato prossimo”, giura il giornale), mentre il duro comunicato della Luiss dovrebbe inibire altre ospitate televisive nei prossimi giorni. Così, si crede, la “reputazione” sarà salva.»

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/06/caccia-al-filorusso-epurato-orsini/6516746/

Mandare le armi non è come una dichiarazione di guerra?

Un pezzo ironico e di buon senso di Maurizio Crozza, la cui satira risulta pungente verso la realtà, al contrario di alcune mobilitazioni "per la pace" dove si chiede l'invio di armi e combattenti in Ucraina, nonché l'intervento della NATO con una no-fly zone che, a detta della quasi totalità degli osservatori, aprirebbe seriamente al rischio dello scoppio di una Terza Guerra Mondiale.


Fonte: https://nove.tv/fratelli-di-crozza/puntata-4-marzo-2022-video/

L'Italia con l'elmetto: in teatro, nelle università, nello sport e sui mezzi di comunicazione

 


Dopo la richiesta di Beppe Sala a Valery Gergiev, affinché prendesse le distanze dalle operazioni militari russe in Ucraina, ecco l'università Bicocca; evidentemente l'ufficio stampa del sindaco Sala ascolta le trasmissioni di Radio Popolare, ben noto media partner del Comune di Milano, del quale regolarmente rilancia le attività che dovrebbero avere una veste artistico-culturale.

Non appena si è diffusa la notizia che l'università Bicocca, per bocca della sua rettrice Giovanna Iannantuoni, aveva cancellato il corso sulla vita di Dostoevskij, per "evitare polemiche in un forte momento di tensione", una raffica di telefonate ha raggiunto la radio dimostrando come il provvedimento di Bicocca veniva giudicato dagli ascoltatori alla stregua di una ordinanza del MinCulPop (Ministero della Cultura Popolare) di mussoliniana memoria.

Nella trasmissione ha parlato Paolo Nori, il docente che aveva curato il corso sui romanzi di Dostoevskij. Molto abbattuto, non riusciva a farsi una ragione per la cancellazione di un corso su uno dei massimi autori nella Storia della letteratura. Il professor Paolo Nori, in una sua dichiarazione, definisce la cancellazione del corso una cosa ridicola [1].

In realtà questa cancellazione non è una cosa ridicola, essendo invece un fatto di gravità inaudita.

La rettrice Giovanna Iannantuoni, appartenente a Comunione e Liberazione, si è lanciata in volo come un falco, per ghermire il povero professor Paolo Nori ed il suo corso. Evidentemente la rapace rettrice, dopo la telefonata intercorsa tra lei ed il nostro Beppe Sala, è dovuta tornare sui suoi passi. Il nostro Beppe, a sua volta, non ha mancato di prendere le distanze da colei che stava seguendo proprio il suo esempio.

In conclusione, questi episodi, insieme a quelli che si stanno verificando nel mondo dello sport ed in altri campi, sono null'altro che l'espressione della guerra ibrida, all'interno della quale ci hanno calati.

L'allargamento della NATO ad Est comporta anche questo genere di nefandezze, un costo che vogliono costringerci a sostenere. Limitarsi a definirlo una barbarie non basta.

La prima vittima della guerra è sempre la verità. Per "loro" dunque si può sacrificare anche Dostoevskij. Prepariamoci, non sarà facile, ma non ci limiteremo a dire "non ci stiamo".

È circa mezzanotte, ci giunge questa notizia di poco fa: «Nori: “Farò corso su Dostoevskij altrove, Bicocca vuole che parli di autori ucraini che non conosco”» [2].

La Casa Rossa, 2 marzo 2022

[1] Paolo Nori: "Bicocca cancella mio corso su Dostoevskij, ridicolo"

https://youtu.be/zljnCiy99xw

[2] Nori: "Farò corso su Dostoevskij altrove, Bicocca vuole che parli di autori ucraini che non conosco"

https://www.fanpage.it/cultura/nori-faro-corso-su-dostoevskij-altrove-bicocca-vuole-che-parli-di-autori-ucraini-che-non-conosco/