«Non da oggi – scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica [...] Vi fu un’epoca, agli inizi dell’età moderna, fino alle rivoluzioni del secolo XVIII in cui, come ebbe a scrivere Lenin, la lotta per la libertà di stampa ebbe la sua grandezza perché era la parola d’ordine della democrazia progressiva in lotta contro le monarchie assolute, il feudalesimo e la Chiesa. Ma nella fase di decadenza del capitalismo la stampa conservatrice e reazionaria ha perduto ogni senso morale e ogni pudore. Il giornalismo al servizio dei gruppi imperialisti è una forma corrente di prostituzione. Il capitalismo in putrefazione ha bisogno per reggersi di mentire continuamente. La realtà lo accusa: dunque dev’essere falsificata. La fabbrica della menzogna è diventata arte, tecnica, norma di vita»

Taiwan è Cina

La sovranità della Cina sull’isola di Taiwan ha una base legale che si fonda sulla sottoscrizione della Dichiarazione di Potsdam del 2 settembre 1945 da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina e Giappone, al termine della seconda guerra mondiale.
Il percorso di riconoscimento internazionale dell’Autorità cinese su Taiwan, che si perfeziona con la Dichiarazione di Potsdam, prende tuttavia le mosse dalla Dichiarazione del Cairo, sottoscritta quasi due anni prima, il 27 novembre 1943, da Franklin Rooslvelt, Winston Churchill e Chiang-Kai Shek, quale presidente della allora Repubblica di Cina (in assenza del Giappone, che ancora, impegnato nelle operazioni belliche, non ne riconosceva il contenuto).
Nel testo della Dichiarazione del Cairo, le nazioni firmatarie si proponevano come obbiettivo che il Giappone, quale Autorità nazionale che allora esercitava la propria sovranità sull’isola, “fosse privato di tutte quelle isole che aveva occupato o sequestrato fin dagli inizi della prima guerra mondiale nel 1914”. Nella stessa dichiarazione si affermava inoltre che “tutti i territori cinesi che i Giapponesi avevano invaso, come la Manciuria, Taiwan (allora denominata “Formosa”) e le Pescadores, dovessero essere restituiti alla Repubblica Cinese”.
Si trattava evidentemente ancora di una dichiarazione d’intenti delle sole potenze firmatarie, che necessitava, per produrre effetti legali, della sottoscrizione del Giappone, ad accettazione del contenuto.
Tale sottoscrizione giunse finalmente il 2 settembre 1945, con l’atto di resa del Giappone nella seconda guerra mondiale, nell’ambito del quale venivano formalmente accettati i termini di resa imposti da Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina con la citata Dichiarazione di Potsdam, fra i quali “Le condizioni della Dichiarazione del Cairo saranno rispettate e la sovranità giapponese sarà limitata alle isole di Honshu, Hokkaido, Kyushu, Shikoku (…)” (punto 8 Dichiarazione di Potsdam del 26 luglio 1945).

A cura de La Casa Rossa,
3 agosto 2022