Un risultato importante per la continuità del Paese e per i popoli indigeni che, grazie a Morales, per la prima volta nella storia postcoloniale ottennero una propria rappresentanza parlamentare e la propria bandiera wiphala riconosciuta in Costituzione.
Un segnale di coerenza per il proseguimento del cammino tracciato da Fidel Castro e poi da Hugo Chávez contro l'imperialismo statunitense e l'ostracismo occidentale, sempre pronti a colpire militarmente ed economicamente quei Paesi che, come Cuba, Venezuela e Nicaragua, osassero difendere le proprie risorse, il proprio territorio e la sovranità su di esso.
Un traguardo che consentirà di consolidare ulteriormente le relazioni internazionali che la Bolivia socialista ha avviato nel mondo con Paesi come Siria, Iran, Russia e Cina, nonché l'occhio di riguardo avuto per il riconoscimento dello Stato di Palestina in sede ONU.
Con l'auspicio che l'ultimo triste anno trascorso senza Evo Morales, un periodo segnato fortemente dal Covid-19, suggerisca di pensare a formare e costruire una forza popolare organizzata che sappia scongiurare colpi di mano ed aggressioni, come quelle a cui si è assistito nel novembre del 2019.
La Casa Rossa, 20 ottobre 2020