Breda: omertà, lotta, solidarietà operaia, repressione
«La nostra lotta contro i morti sul lavoro e di lavoro, a sostegno delle
vittime dell’amianto e delle sostanze cancerogene, per la ricerca della verità
sulle cause delle malattie e della morte di tanti nostri compagni di lavoro, ha
dato e da fastidio a molti. In questi anni molteplici sono stati i tentati di
criminalizzarci. Un muro di complicità e omertà ha unito per lungo tempo padroni,
governi, istituzioni, partiti e sindacati.
Dal 1996 al 2000, dopo le prime denunce alla Procura di Monza e Milano le
minacce verbali e le telefonate anonime, a tutte le ore della notte, contro i
membri più in vista del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di
Lavoro e nel Territorio (Giambattista Tagarelli, Giuseppe Gobbo, Michele
Michelino e altri ancora) sono state continue, nel tentativo di spaventarci e
farci desistere dalla lotta.
In quel periodo 20 processi furono archiviati perché il fatto che la fabbrica -
la Breda Fucine – fosse divisa al suo interno da una strada privata che faceva
da confine tra il comune di Sesto (sotto la procura di Monza) e quello di
Milano - generava continui conflitti di competenza alimentati dai dirigenti che
giocavano sulla competenza dei tribunali, aspettando la prescrizione.
Nel mese di febbraio del 1999 la lotta per far emergere la verità sui morti per
amianto alla Breda di Sesto comincia a incrinare il granitico muro dell’omertà
e dell’indifferenza delle istituzioni e si scontra anche con la stampa, che
continua a negare la strage operata dall’amianto.
Significativa è la posizione assunta dal noto giornalista Vittorio Feltri che,
in un articolo ripreso da vari organi di stampa fra cui il Giornale di Sesto,
nega che alla Breda ci siano stati morti per amianto, deridendo il contenuto
della lapide posta dai compagni di lavoro dei morti in loro ricordo. I
lavoratori e le vittime rispondono con una lettera indirizzata agli interessati
e per conoscenza ad organi di stampa:
Al Direttore del “Giornale di Sesto” sig. Stefano Gallizzi; e per conoscenza ai
direttori di: Il Borghese – La Repubblica – Il Giorno – Il Diario di Sesto la
Città di Cinisello B.- Radio Popolare – IL Manifesto – Liberazione.
Egregio Sig. Stefano Gallizzi, Abbiamo
letto sulla prima pagina del suo giornale che “il noto giornalista Vittorio
Feltri, ex direttore de IL GIORNALE e attuale responsabile del BORGHESE,
scrivendo al quotidiano politico IL FOGLIO ha espresso un commento” – per noi inaccettabile
– sulla targa che ricorda i morti di tumore da amianto e altre sostanze nocive
posta in via Carducci dai lavoratori della ex Breda a ricordo dei loro
compagni.
Feltri non sa che quella lapide e il monumento sovrastante hanno due storie
nettamente distinte, e li unisce in due giudizi categorici: il monumento (che a
noi proprio non interessa, perché è stato costruito – non certo da noi –
assieme ai nuovi palazzi di quell’area) è “abbastanza brutto per non essere
notato, mentre riguarda ai caduti per lo sfruttamento capitalista..... i loro
nomi non compaiono ….. perché qualcuno li sta ancora cercando”: così Lei
riassume i giudizi di Feltri, concordando in pieno con lui; e accodandosi alla
di lui totale ignoranza della storia di quella targa, che noi del “Comitato per
la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio” abbiamo voluto
deporre al bordo dell’area ex Breda alla vigilia del 25 aprile di due anni fa.
Per correggere la vostra (di Feltri e Sua, sig. Direttore) disinformazione,
vogliamo farvi sapere che a tutt’oggi i morti accertati di tumore, solo alla
Breda di Sesto, sono 34; è vero , “ancora li stiamo cercando” (l’unica cosa
giusta che dice Feltri!), perché probabilmente ce ne sono stati molti altri, ma
l’omertà da parte di padroni, politici, sindacalisti e anche giornalisti non
aiuta certo la nostra ricerca.
Per esempio, noi abbiamo atteso invano di leggere sui giornali – compresi i
vostri , ovviamente – la notizia che da oltre due anni 17 cause sono state
depositate alla magistratura di Milano e di Monza per accertare la
responsabilità di queste morti. Sappiamo bene che ciò che vi indispone – Lei e
il sig. Feltri – non è la bellezza o la bruttezza del monumento di via
Carducci, ma – come Lei sembra candidamente affermare sul Giornale di Sesto del
26 febbraio 1999 – proprio il fatto che li sotto ci sia quella targa; e infatti
Lei dichiara “incredibile che nel 1997, a soli tre anni dal Duemila, qualcuno
abbia avuto il coraggio di far esporre una lapide con certi contenuti”
Signor Direttore, quella lapide l’abbiamo voluta, l’abbiamo fatta scrivere,
l’abbiamo pagata, l’abbiamo installata noi: no, non è questione di “coraggio”,
Signor Direttore; noi siamo semplicemente degli onesti lavoratori ex Breda,
compagni di lavoro di quei morti, noi e loro abbiamo lavorato assieme per anni
in Fonderia, in Forgia, alle Aste ed in altri reparti mattatoio in mezzo a
fumi, polveri e sostanze nocive di ogni tipo, e siccome aspiratori e altri
sistemi di sicurezza costavano troppo al “capitale” (e ce la lasci dire questa
parola!) a loro è toccato di morire, ad alcuni di noi di ammalarsi gravemente,
ed altri in futuro … chi lo sa?
Purtroppo, a questo punto non possiamo dire che anche i signori Gallizzi e
Feltri siano degli onesti lavoratori: se no, il loro mestiere di giornalisti
l’avrebbero fatto meglio: in questo caso, almeno, informandosi bene.
Voi che siete giornalisti “alle soglia del Duemila”, dovreste sapere anche che
Sesto San Giovanni era una delle città più inquinate d’Europa, fino a quando i
42 mila posti di lavoro delle sue grandi fabbriche non sono stati eliminati;
con quali conseguenze per i lavoratori interessati non è il caso qui neppure di
accennarlo.
Come dovreste sapere anche che già dal 1978 lo SMAL(Servizio di Medicina Preventiva
per gli Ambienti di Lavoro) di Sesto denunciava in un rapporto inviato
all’Assessorato alla Sanità, all’Ufficiale Sanitario, all’Ispettorato del
Lavoro – ve ne mandiamo una copia – la pericolosità delle lavorazioni
effettuate nei reparti della Breda; lavorazioni che, oltre agli operai,
avvelenavano tutta la popolazione. Ma anche questa notizia voi giornalisti
avete contribuito a tenere nascosta.
Per vostra informazione, aggiungiamo due notizia più recenti:
Il P.M dott. Aprile, giudice che conduce l’inchiesta sule denunce presentate
dai famigliari dei morti, ci ha poche settimane fa confermato di aver iscritto
nel registro degli indagati sei ex dirigenti Breda; e di prevedere di chiudere
le indagini entro il mese di ottobre 1999, per aprire successivamente il
relativo processo.
Anche se a voi
sembrerà “francamente incredibile” siamo stati invitati ed abbiamo partecipato
alla Conferenza Nazionale sull’amianto per parlare del “caso Breda”; conferenza
che si è tenuta a Roma proprio in questi ultimi giorni, organizzata dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Concludiamo, comunicando anche a voi che noi siamo determinati ad ottenere
giustizia e verità: per essendo coscienti di andare contro interessi economici
giganteschi, perché la nostra battaglia è contro una società che mette il
profitto prima degli esseri umani, noi non ci arrendiamo. Per noi è più che mai
valido il contenuto della “nostra targa”, che qui riprendiamo, aggiungendovi
l’elenco dei 34 cognomi dei “nostri” morti. “A PERENNE RICORDO DI TUTTI I
LAVORATORI MORTI A CAUSA DELLO SFRUTTAMENTO CAPITALISTA ORA E SEMPRE
RESITENZA”.
Barichello,
Camporeale, Capobianco, Cattan, Cenci, Cerni, Crippa C, Crippa G, Damiani,
Daraio, Fabbri, Farina, Franceschini, Fretta, Froisio, Gambirasio, Lazzari,
Maggioni,, Mangione, Martini, Megna, Morano, Pettenon, Ratti, Rella, Rivolta,
Soldo, Spagna, Tortoriello, Trentin, Tricarico, Ventrella, Vignola, Zanetti.
Alcuni dei 200 soci del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di
Lavoro e nel Territorio c/o Centro di Iniziativa Proletaria, via Magenta 88 –
Sesto San Giovanni (02.26224099)
Seguono le firme:
Michele Michelino (ex operaio Breda Fucine, presidente del Comitato), Silvestro
Capelli (ex operaio Breda Fucine, malato di tumore), Giuseppe Gobbo (ex operaio
Breda Fucine, malato di tumore), Giambattista Tagarelli (ex operaio Breda
Fucine, oggi operaio Breda Energia, malato di tumore), Giuseppe Mastrandrea (ex
operaio Breda Fucine, malato di tumore), Ornella Mangione (figlia di Giancarlo,
ex operaio Breda, morto per mesotelioma), Luigia Zanovello (vedova di Luigi
Cattan, ex operaio Breda, morto per mesotelioma), Marco Megna (ex operaio
Breda, figlio di Biagio Megna, ex operaio Breda morto per tumore), Luigi
Consonni (ex operaio Breda), Massimo Leoni (ex operaio Breda Fucine) Pochi mesi
dopo, il 3 giugno 1999, anche Giambattista Tagarelli - uno dei fondatori del
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio –
muore, ucciso dall’amianto e dai dirigenti Breda.
NOTA. A oggi sono più di 150 i
lavoratori uccisi dall'amianto e dal profitto.
Dal libro: AMIANTO MORTI DI “PROGRESSO”
La lotta per la difesa della salute nelle fabbriche e nel territorio attraverso
le testimonianze degli operai, i documenti e gli atti processuali del Comitato
per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
https://www.resistenze.org/sito/ma/di/sc/mdscjd18-021455.htm »
Fonte:
https://www.facebook.com/michele.michelino.790/posts/553984239060348