Non sorprende che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sia lontano dalle idee che hanno portato il Movimento 5 Stelle ad avere un vasto consenso elettorale nel 2018. Oggi è lontano da quelle idee al punto che il blog di Beppe Grillo lo sconfessa pubblicamente, indubbiamente Grillo è stato miope a suo tempo. Ad ogni modo, oggi, Di Maio si dimostra completamente asservito alle più oltranziste idee atlantiste che Draghi ha portato in dote al nuovo governo. Verrebbe da dire: complimenti!
Il ministro Di Maio vede oggi alzarsi la mano del
Comune di Crema che chiede la parola. Il Comune di Crema, le cui ferite ancora
si devono rimarginare, comunica per bocca del suo Sindaco che non approva
l'operato dell'Italia in sede di Commissione dei Diritti Umani all'ONU di
Ginevra. Dunque un Di Maio lontano dalle sue idee iniziali così come da Crema,
che nei momenti più bui seppe cosa significasse la solidarietà della brigata
medica cubana Henry Reeve.
Pubblichiamo la lettera del Sindaco Stefania Bonaldi,
rivolta a Mario Draghi.
- - -
Dopo un giorno di riflessione, stamane ho mandato
questa lettera al nostro Presidente del Consiglio.
La stima, la riconoscenza e l'affetto per i nostri
Hermanos de Cuba me lo imponevano.
"Caro Presidente del Consiglio
Prof. Mario Draghi,
chi Le scrive è una sindaca di Provincia, che si
spende per una comunità di 35mila persone e che può solo immaginare cosa
significhi governare un Paese di 60milioni di abitanti, a maggior ragione in un
momento così drammatico. Tuttavia, come donna, come madre, come cittadina e,
infine, come sindaca, sento di dovere aggiungere un piccolo peso a quelli che
già incombono sulla sua figura, perché ritengo che il nostro Paese, pochi
giorni fa, abbia violato in modo grave codici di civiltà decisivi, come la
riconoscenza, la lealtà, la memoria, la solidarietà.
Un anno fa la Brigata Henry Reeve, con 52 medici ed
infermieri cubani, è arrivata in soccorso della mia città, Crema, della mia
gente, del nostro Ospedale, aggrediti e quasi piegati dalla prima ondata
pandemica.
I sanitari cubani si sono presentati in una notte di
marzo dalle temperature rigidissime, in maniche di camicia, infreddoliti ma
dignitosi. Avevano attraversato l'Oceano per condividere un dramma che allora
ci appariva quasi senza rimedio e le giornate si consumavano in un clima di
morte. Anche oggi è così, ma dodici mesi fa il nemico era oscuro e sembrava
onnipotente, la scienza non aveva ancora trovato le contromisure. Oggi vediamo
la luce, allora eravamo in un racconto dall’esito incerto.
In una sola notte, grazie alla solidarietà dei
cremaschi e delle cremasche, li abbiamo vestiti ed equipaggiati. Da quel
momento e per oltre due mesi si sono sigillati in un Ospedale da campo, montato
di fianco al nostro ospedale, gomito a gomito coi nostri sanitari, per prestare
cure e supporto alla popolazione colpita dal virus, generando una risposta di
coraggio nelle persone, che in quei mesi si è rivelata decisiva. È stato quello
il primo vaccino per noi cremaschi!
E non appena la pressione sull'ospedale è diminuita,
gli stessi amici cubani si sono immediatamente convertiti all’intervento sul
territorio. La medicina a Cuba si fa casa per casa, una dimensione che noi
abbiamo coltivato poco, e le debolezze di questa scelta le abbiamo misurate
tutte, durante la pandemia, attraversando strade ostili e non presidiate.
È bastato il suggerimento della Associazione
Italia-Cuba al Ministro Roberto Speranza, perché partisse una richiesta di aiuto, e lo Stato
di Cuba, in una manciata di giorni, il 21 marzo del 2020, rispondeva inviando a
Crema 52 operatori sanitari, mentre altri 39 sarebbero arrivati il 13 aprile
successivo a Torino, per svolgere la stessa missione umanitaria, riscrivendo la
parola solidarietà nelle vite di molti italiani, abbattendo ogni barriera e
depositando un lascito civile e pedagogico, per le nostre comunità ed i nostri
figli. Solo allora abbiamo capito che il virus avrebbe perso la sua battaglia,
e ancora oggi viviamo di quella rendita, per questo abbiamo meno paura.
Mi rendo conto che esistono “equilibri” internazionali
e che vi sono tradizionali posizioni
"atlantiste" del nostro Paese, ma quando ci si imbatte nello spirito
umanitario dei cubani “situati”, che
come ognuno di noi ambiscono a una vita migliore, quando, superati i muri
ideologici, ci si trova di fronte ad un altro segmento di umanità, capace di
guadagnarsi la gratitudine e la riconoscenza di tanti italiani, si finisce per
trovare inqualificabile la posizione assunta dal nostro Paese in seno al
Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, laddove era in discussione una
risoluzione che condannava l'impatto sui diritti umani di sanzioni economiche
unilaterali ad alcuni stati, fra cui appunto Cuba.
"La nostra Patria è l'umanità", con queste
parole ci avevano salutato i nostri Hermanos de Cuba arrivando a Crema ed io le
chiedo, caro Presidente, qual è la nostra, di Patria, se l'opportunismo e la
realpolitik ci impediscono di rispondere in termini di reciprocità ai benefici
ricevuti ed alla solidarietà che un Popolo assai più umile, più povero e con
molti meno mezzi del nostro, ma ricco di dignità, umanità ed orgoglio, ci ha
donato in uno dei momenti più drammatici della nostra storia repubblicana.
Questa presa di posizione dei nostri rappresentanti
alle Nazioni Unite, peraltro su un atto dalla forte valenza simbolica, doveva
essere diversa, perché era necessario rispondere con maturità politica a
un’azione gratuita e generosa, che aveva salvato vite vere di italiani in carne
ossa. Mi domando che senso pedagogico e politico possa avere invece avuto il
nostro voto contrario. Non è così che si favorisce il cambiamento delle
relazioni, persino di quelle internazionali.
Era l’occasione giusta per reagire con un atto di
lungimiranza, capace di spezzare posizioni cristallizzate, vecchie di oltre
mezzo secolo, proprio per dimostrare il desiderio di affratellarsi con tutte le
genti, in un Pianeta in cui i confini e le ideologie appaiono ogni giorno più
lontani dallo spirito delle nuove generazioni.
Chiedo a lei, signor Presidente, di fare giungere un
positivo gesto istituzionale e un grazie ai nostri fratelli cubani, un atto
che, dopo l’improvvida presa di posizione, li rassicuri sul nostro affetto e la
nostra vicinanza, che apra la strada a un consolidamento dell’amicizia e che
permetta alla democrazia di guadagnarsi una possibilità.
Con stima,
Stefania Bonaldi
Sindaca di Crema"
#HermanosDeCuba
#CremaCuba
#BrigataHenryReeve
Fonte:
https://www.facebook.com/bonaldistefania/posts/4146399978730644